Il sistema dei controlli contro i «furbetti» ancora incompleto
Lo schema dei controlli “anti furbetti” del reddito di cittadinanza è definito. Mancano ancora alcuni tasselli attuativi, per capire come si svolgeranno i diversi livelli di verifica. Per i molti che ancora sono rimasti in attesa, e magari lavorano nel sommerso più o meno saltuariamente, un possibile deterrente è rappresentato dal timore di entrare, una volta richiesto il sussidio, in un circuito di piena tracciabilità. In realtà, anche chi non ha fatto domanda pur avendo l’Isee sotto la soglia di 9.360 euro, potrebbe non sfuggire ai controlli: l’Inps infatti può inviare comunicazioni sul Rdc a chi ha i requisiti, ma non ha presentato la richiesta.
La corsa agli sportelli di Caf e Poste non c’è stata, anche se all’avvio per i due canali d’accesso (compreso il sito on line) sono state presente complessivamente 122mila domande, e il primo”slot” si chiude il 31 marzo (il secondo apre il 6 aprile). È presto per dire se verrà centrata o meno la stima del governo di 1,3 milioni di nuclei beneficiari.
I furbetti dell’Isee potrebbero essere scoraggiati da un sistema sanzionatorio che per false dichiarazioni o attestazioni prevede il carcere fino a 6 anni (oltre alla restituzione dell’importo percepito). È prevista anche una maxisanzione con maggiorazione del 20% per il datore di lavoro che assume in nero un percettore del sussidio. Va, invece, ancora costruita la gestione integrata dei controlli, che passa per la condivisione delle banche dati delle diverse amministrazioni coinvolte (Inps, Anpal, comuni, guardia di Finanza e agenzia delle Entrate) su cui i tecnici stanno lavorando. Non sono ancora state stipulate le convenzioni tra ministeri del Lavoro e Mef con la Guardia di Finanza, chiamata a monitorare l’Isee, oltre alle spese effettuate con la Card Rdc e le attività degli enti di formazione. Manca la nuova piattaforma informatica Siupl dove anche centri per l’impiego e comuni dovranno fornire le informazioni su fatti suscettibili di sanzioni.
Per l’accesso al sussidio, l’Inps deve occuparsi di validare i requisiti economici (in particolare i dati reddituali prelevati dall’analisi tributaria) e i trattamenti erogati direttamente dall’istituto, presenti negli archivi. I dati relativi al patrimonio immobiliare e mobiliare, e quelli riferiti al nucleo familiare, sono autodichiarati. Le verifiche vengono effettuate tramite l’incrocio dei dati con quelli presentati dall’attestazione Isee in corso di validità. È in piedi un tavolo tecnico dell’Inps con l’Aci per automatizzare il processo di verifica dei requisiti sul possesso di beni durevoli (auto e moto). In prima battuta l’Inps effettuerà controlli a campione, come tradizione. La novità, raccontano dall’Istituto, è che saranno controlli a campione mirati, con un lavoro di intelligence “a monte”, per trovare attraverso l’incrocio dei dati, situazioni a rischio di illecito. Poi si punterà su un programma di vigilanza centrato a individuare situazioni di elusione, in coordinamento con Gdf, Anpal e servizi Ispettivi del lavoro. Spetta all’Inl individuare i lavoratori in nero, così come accertare l’eventuale sussistenza di elementi che determinano la riduzione o la decadenza dal reddito di cittadinanza. Manca, però, la condivisione delle informazioni contenute nelle banche dati Inps.
L’apparato dei controlli comprende anche i comuni, responsabili delle verifiche anagrafiche. Ma l’Anci ha segnalato la difficoltà di rintracciare i cambi di residenza in un arco temporale di 10 anni, considerando che su 8mila Comuni, solo il 20% è connesso al cervellone informatico nazionale che dovrà sostituire le singole anagrafi.