Primo sì al Reddito senza scadenze
Via libera del Senato, con tanto di bagarre in Aula, al decretone su reddito di cittadinanza e quota 100. L’ok è arrivato con 149 sì, 110 no e quattro astensioni, dopo un attacco al Governo dei senatori di Forza Italia con tanto di gilet azzurri e un duro botta e risposta tra Paola Taverna (M5S) e il Pd, che hanno indotto la presidente di Palazzo Madama, Maria Elisabetta Alberti Casellati, a interrompere più volte la seduta. Il provvedimento, che scade il 29 marzo, passa ora alla Camera (è atteso in Aula il 18 marzo) dove si giocherà il secondo tempo della partita sulle modifiche. Sono già in rampa di lancio una possibile estensione dell’incentivo, da 5 a 18 mensilità, anche per le imprese che stabilizzano lavoratori beneficiari del “reddito” assunti con contratto a termine e l’innalzamento da 45 a 50 anni del tetto anagrafico per il riscatto agevolato della laurea e il pacchetto disabilità. Il testo uscito dal Senato conferma un Reddito di cittadinanza (Rdc) potenzialmente senza scadenze nella durata: si potrà andare avanti di 18 mesi, rinnovabili dopo un mese di stop. Gli 858 euro diventano poi il requisito retributivo oltre il quale l’offerta d’impiego è congrua e, quindi, va accettata (o, al di sotto, legittimamente rifiutata). Diventa inoltre sempre più difficile per gli extracomunitari ottenere il sussidio con la previsione di nuove certificazioni patrimoniali, reddituali e familiari rilasciate dal Paese d’origine e validate dai consolati italiani. Previsti nuovi paletti anti-furbetti per separazioni e divorzi post 1° settembre 2018 (è richiesto un verbale della polizia municipale).
In chiave privacy si potranno monitorare, come suggerito dal Garante, i soli importi complessivamente spesi e prelevati dal card-Rdc (non tutte le singole spese). Confermata anche l’esclusione per 12 mesi dal reddito di cittadinanza del solo soggetto che si dimette volontariamente anziché di tutta la famiglia. Raddoppiano le ore (da 8 a un massimo di 16) da svolgere in servizi di pubblica utilità nei comuni per i percettori del sussidio. I genitori di minorenni potranno accettare un lavoro solo entro i 250 Km; e le sanzioni incrementate del 20% contro il nero vengono estese pure all’impiego sommerso.
Sul fronte delle pensioni, Palazzo Madama ha dato l’ok all’innalzamento da 30mila a 45mila euro del limite per l’anticipo delle liquidazioni (Tfs) degli statali con prestito bancario, che potrà essere utilizzato anche dai dipendenti pubblici in pensione prima della data di entrata in vigore del decreto (29 gennaio). È stato poi prolungato da 5 a 10 anni il meccanismo di rateizzazione mensile (120 rate anziché 60) della cosiddetta “pace contributiva”. Scatta anche lo stop alle pensioni dei latitanti condannati per gravi reati. Un restyling comunque contenuto quello operato dal Senato dove ieri il clima in Aula si è surriscaldato. «Il folklore non appartiene a quest’Aula. Il folklore appartiene alle piazze, vergogna», ha ammonito la presidente Casellati criticando la decisione dei senatori di Fi di indossare i gilet azzurri con la scritta «Sì lavoro, no bugie» per poi sospendere i lavori. Ma la bagarre si è ulteriormente accesa dopo le parole della vicepresidente di Palazzo Madama Taverna che ha attaccato il Pd e criticato i sindacati. Immediata la replica dei sei senatori democratici che dai loro banchi hanno anche esposto un foglio bianco con scritto «Tso» (Trattamento sanitario obbligatorio) proprio mentre parlava Taverna.
Una battaglia che con tutta probabilità si sposterà alla Camera dove sono attesi numerosi ritocchi, soprattutto al Rdc, su cui già gravano oltre 15 atti tra decreti attuativi e controlli. Resta però da sciogliere il nodo risorse. A cominciare da quelle relative al rafforzamento delle misure per i disabili, care alla Lega. Allo studio c’è anzitutto un intervento per garantire la pensione di cittadinanza ad anziani con disabili gravi. Dovrebbe poi scattare la revisione della scala di equivalenza, da 2,1 a 2,2, per i disabili. Per le lavoratrici madri con figli disabili sarebbe poi prevista la possibilità di accedere alla pensione con tre anni di contribuzione in meno, 35 anziché 38, facendo così scendere da 100 a 97 la “quota” per le nuove uscite anticipate. Sempre in tema previdenza, probabile lo stop alla finestra mobile di tre mesi per i lavoratori impegnati in attività «gravose». Certo un ritocco per introdurre la figura del vicepresidente nella nuova governance Inps e possibile, come ribadito dal M5S, una stretta sulle pensioni dei sindacalisti.