Previdenza

Meno vincoli per l’attività dei patronati

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di Matteo Prioschi

Requisiti meno vincolanti per gli istituti di patronato, quale effetto di un emendamento al decreto legge sul reddito di cittadinanza-pensioni presentato da parlamentari del Movimento 5 stelle. Le modifiche riguardano la presenza di sedi all’estero e l’incidenza dell’attività rilevante ai fini del finanziamento svolta rispetto al totale.

In base alla legge 152/2001 ora in vigore, tra i requisiti richiesti a queste organizzazioni c’è la presenza di sedi in almeno otto Paesi stranieri, oltre che in Italia. Inoltre il finanziamento che viene loro riconosciuto (alimentato con un’aliquota dei contributi previdenziali obbligatori) è correlato a determinate attività caratteristiche che devono essere svolte in una quota non inferiore all’1,5% del totale. Se per due anni consecutivi non si rispetta tale quota o se non viene svolta attività in almeno otto Paesi esteri, il patronato può essere sciolto.

Per effetto dell’emendamento approvato al Senato, che introduce l’articolo 9-bis nel decreto legge 4/2019, il numero minimo di Paesi stranieri in cui operare scende da otto a quattro, e l’aliquota di attività rilevante ai fini del finanziamento viene dimezzata e fissata allo 0,75 per cento.

Queste variazioni vengono introdotte «al fine di garantire un servizio di assistenza intensiva nella ricerca del lavoro». Nell’ambito del reddito di cittadinanza gli istituti di patronato possono intervenire inviando alla piattaforma digitale di gestione del Rdc stesso, la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro per conto dei diretti interessati. Inoltre possono fornire assistenza al cittadino beneficiario dell’assegno di ricollocazione nella scelta dell’operatore che fornirà il servizio di assistenza intensiva per la ricerca di un impiego di lavoro.

Per effetto di un altro emendamento approvato in Senato, potranno presentare le richieste della pensione di cittadinanza per conto degli interessati. Tale attività, però, rientrerà tra quella valida per il finanziamento, con l’attribuzione di 4 punti per ogni pratica (come oggi avviene per l’assegno sociale).

«Il futuro dei patronati - commenta Gigi Petteni, presidente Inas Cisl - è nella qualità dell’attività svolta e non nel numero di pratiche e mi auguro che i controlli si sviluppino in tale direzione. Ma tenuto conto che la maggior parte delle prestazioni non ha un riconoscimento economico, dobbiamo essere più liberi nell’organizzazione del lavoro. Quanto alla presenza all’estero, ritengo che si debba fare un ragionamento perché se alcuni istituti possono essere contenti di ridurre le sedi si deve tener conto dell’attività svolta, come per esempio quella svolta dalle nostre sedi in Venezuela in questi giorni».

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