Contrattazione

Tra Abi e sindacati confronto in stallo: disaccordo sul metodo

di Cristina Casadei

Confronto in stand by tra Abi e i sindacati per il rinnovo del contratto dei bancari. L’incontro di ieri è sfumato subito in un arrivederci a quando ci saranno idee più chiare sul metodo di lavoro. L’incontro di oggi, invece, è saltato. Se ne riparlerà, forse, lunedì, quando le parti tenteranno di ricomporre il tavolo attorno all’accordo che era stato siglato il 28 gennaio (si veda il Sole 24 Ore del 29), a cui però è seguita una richiesta unitaria dei sindacati di proroga del contratto al 31 maggio, fatta eccezione per la base ridotta di calcolo del Tfr, che è scaduta al 31 dicembre del 2018. Sulla nuova proposta sindacale le banche, ieri, non hanno espresso nessuna posizione perché, per Abi, il punto fermo rimane il percorso individuato nell’accordo del 28 gennaio, che ha stabilito un metodo di lavoro teso all’individuazione dei temi rilevanti del percorso di rinnovo, in attesa delle piattaforme sindacali (che non sono ancora pronte) e che devono essere presentate ai lavoratori e poi approvate. Proprio per questo Abi, ieri, ha sottolineato la «necessità di un chiarimento di metodo prima di affrontare i contenuti», per arrivare al rinnovo del contratto in modo da evitare divergenze tra quanto sottoscritto e quanto poi dichiarato.

Questo non significa avere le stesse posizioni sui singoli temi, ma individuare un percorso che porti verso la mediazione da cui nascerà il contratto. Un contratto a cui si chiede, in questo rinnovo più che mai, di rispecchiare i tempi. Ma veniamo alla scintilla che ieri mattina ha acceso il tavolo. La riduzione della base di calcolo del Tfr è sicuramente un tema, ma per le banche esiste un principio di saldatura tra i contratti che lega ogni contratto a quello successivo: il capitolo Tfr non potrà che rientrare nella più ampia categoria degli aspetti economici e immaginare di calare il ripristino della sua intera base di calcolo come pregiudiziale già ora, quando ancora non ci sono le piattaforme e non si è entrati nel merito di niente, come ha fatto la First Cisl nei giorni scorsi su «organi di stampa», facendo intravedere posizioni «diverse dal percorso condiviso e su temi propri del confronto che deve svilupparsi al tavolo negoziale», scrive Abi in una nota, è apparso fuori metodo. Di qui «la necessità di un chiarimento di metodo prima di affrontare i contenuti».

Così, però, il negoziato non riesce a fare passi in avanti e alcuni segretari generali con una visione più politica, a cominciare da Lando Maria Sileoni della Fabi (che ieri ha lasciato subito il tavolo) e poi Massimo Masi della Uilca ed Emilio Contrasto di Unisin, si ritrovano a dover fronteggiare l’effetto sorpresa. Mentre tra i banchieri si è generata una certa irritazione. A questo punto le diplomazie torneranno al lavoro. Una strada potrebbe essere quella di portare la scadenza del contratto a fine maggio, mantenendo presente il tema della decorrenza del Tfr pieno dal primo gennaio di quest’anno. Nel frattempo arriverà la piattaforma dei sindacati approvata dai lavoratori che, per Sileoni, rappresenta il punto di riferimento.

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