In un mese mille rinunce al reddito di cittadinanza
Non c'è stata, almeno finora, la corsa a restituire il reddito di cittadinanza. I dati diffusi ieri dall'Inps, a un mese dalla messa a disposizione del modulo per rinunciare all'assegno mensile (si veda il Quotidiano del lavoro del 12 luglio), dicono che sono state presentate 1.025 rinunce a fronte di 922.487 domande accolte da quando è stato istituito questo strumento di contrasto alla povertà e reinserimento nel mondo del lavoro.
Nelle settimane immediatamente seguenti l'erogazione delle prime carte prepagate con relativo importo, si era registrato il malumore di parte dei beneficiari perché gli accrediti si sono rilevati inferiori alle aspettative.
In base ai dati diffusi dall'Inps a fine luglio, e aggiornati al giorno 17 dello stesso mese, gli importi medi erogati sono i seguenti:
- famiglie con 1 persona, 386,59 euro;
- famiglie con 2 persone, 466,72 euro;
- famiglie con 3 persone, 554,53 euro
- famiglie con 4 persone, 615,95 euro;
- famiglie con 5 persone, 623, 49 euro;
- famiglie con 6 o più persone, 614,09 euro.
Vale la pena ricordare che per un nucleo familiare con un solo componente, il valore massimo del reddito di cittadinanza è di 500 euro al mese, a cui si possono aggiungere fino a 280 euro se l'abitazione di residenza è in affitto o soggetta a un mutuo.
Negli ultimi giorni il reddito di cittadinanza è diventato terreno di scontro acceso tra esponenti del Movimento 5 Stelle e Lega. I primi difendono la bontà della misura, i secondi ritengono sia da sottoporre a revisione. Ieri Matteo Salvini ha affermato che in tante realtà, soprattutto al Sud, il reddito di cittadinanza si sta trasformando in incentivo al lavoro nero. Il viceministro leghista all'Economia, Massimo Garavaglia ha rincarato la dose sostenendo che il 70% di chi lo chiede probabilmente non ne ha diritto. «Bisogna rivedere la misura dando di più a chi ne ha più bisogno e intervernire in favore delle imprese abbassando pesantemente il cuneo per chi assume». In un post su Facebook del M5S le dichiarazioni di Garavaglia sono state definite come “la più grande cretinata mai sentita”.
In serata sono arrivati i numeri ufficiali dell'Inps aggiornati al 31 luglio:
- 1.491.935 domande presentate;
- 922.487 domande accolte;
- quasi 400mila respinte;
- circa 170mila oggetto di ulteriore attività istruttoria;
- 32mila nuclei decaduti dal beneficio;
- 1.025 rinunce.
Sulle irregolarità e la mancanza di requisiti da parte dei richiedenti, Pasquale Tridico, presidente dell'istituto di previdenza ha precisato che «abbiamo continui contatti con l'agenzia delle Entrate, l'Ispettorato nazionale del lavoro, la Guardia di Finanza e le altre autorità di controllo e l'azione sinergica delle amministrazioni dello Stato sta facendo emergere il lavoro nero di chi ha provato comunque a chiedere il reddito di cittadinanza, anche se la maggior parte di chi lavora a nero non fa domanda di reddito di cittadinanza. In particolare, la Guardia di Finanza ha a disposizione 600mila beneficiari da noi forniti; di questi esaminerà i profili di rischio, cioè individuerà una piccola parte che, per come selezionata, è anche possibile raggiunga elevate percentuali di irregolarità, ma questo dimostrerà la bontà dei sistemi di individuazione del rischio e di controllo adottati, restando poco rilevante rispetto al totale dei beneficiari. Al momento comunque non ci sono dati».