Rapporti di lavoro

Un percorso multidisciplinare tra diritto, informatica e un po’ di Pr

di Antonello Cherchi

Diventare Dpo dopo aver frequentato il liceo classico ed essersi laureata in discipline giuridiche con indirizzo per giuristi d’impresa. È il percorso compiuto da Roberta De Giusti, trentenne di Cantù. «Alla fine degli studi - spiega - sono entrata in Labor Project Srl, società di servizi con sede a Milano, Cantù e Roma che si occupa di fornire consulenza alle aziende su diversi fronti, dalla 231 alla gestione dei fondi. Il core business è, però, la tutela dei dati, materia che nel 2015, quando ho iniziato a lavorare, mi era semi sconosciuta».

Compentenza acquisita sul campo, «attraverso - prosegue De Giusti - il quotidiano confronto con le realtà aziendali, che mi ha permesso di capire le loro dinamiche, dalle imprese piccole alle più grandi. La base giuridica mi ha senz’altro aiutato, ma poi è servita anche tanta curiosità, uno studio continuo della materia, comprese le prassi del Garante della privacy, e un approccio multidisciplinare». Esperienza tornata utile quando si è trattato di diventare Dpo. «Ora lavoro per la divisione Dpo professional service di Labor project. Ho aggiunto una formazione specifica, dedicata anche ad approfondire le conoscenze informatiche, che in parte avevo già acquisito attraverso il confronto con i tecnici delle aziende in cui ho lavorato in precedenza». Un consiglio per chi vuole diventare Dpo? «Partire con un percorso giuridico o informatico. Forse è preferibile il primo», conclude De Giusti.

Anche per Marco Aurelio Cutrufo, e-reputation manager e fondatore di Workengo, il profilo professionale è stato costruito sul campo. Ventottenne di Roma, Cutrufo ha studiato relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa allo Iulm di Milano. «Il tema della reputazione - afferma - non è nato dal nulla. Insieme a un collega di università dovevamo partecipare a un career day e abbiamo messo su iTalentJob, che sulle prime era una pagina Facebook e successivamente è diventata una start up. Serve per proporsi e cercare lavoro sulla rete. In quell’occasione ho scoperto la web reputation del candidato. Era il 2012».

Una volta laureato ha frequentato un master sulla materia, «che mi ha aperto un mondo», aggiunge Cutrufo. Mancavano, però, ancora le competenze informatiche, «acquisiste con un corso di programmazione di tre mesi presso il campus Talent Garden di Milano. Il mio obiettivo non era, però, fare il programmatore. Per cui - sottolinea il giovane e-reputation manager - dopo uno stage da Alkemy come data analist, in cui ha familiarizzato con i meccanismi aziendali, mi sono messo sul mercato e ho creato Workengo. Sono ritornato a Roma, ma presto rimetterò piede anche a Milano. Lavoro in tutta Italia per costruire e tutelare la reputazione digitale di aziende e persone».

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