Previdenza

Il montante contributivo ritorna a crescere

di Matteo Prioschi

Dopo lo shock dell’anno scorso, ritorna positivo il tasso per la rivalutazione del montante contributivo accantonato dai lavoratori. Il ministero del Lavoro ha pubblicato sul suo sito internet (dopo averlo da tempo comunicato agli enti di previdenza) il valore 2015 calcolato dall’Istat da utilizzare quest’anno, che è pari a 0,005058. Seppur di poco, quindi, gli importi accantonati a tutto il 2014 dai lavoratori su cui verrà calcolata la pensione, cresceranno: 10.000 euro diventeranno 10.050,58.

Il tasso viene calcolato dall’Istat sulla base della variazione media del Pil nei cinque anni precedenti. Il valore del 2015, quindi, deriva dall’andamento del periodo 2010-2014. Quello dell’anno scorso, che per la prima volta era risultato negativo (0,001927), faceva riferimento al 2009-2013 e scontava in particolare il tonfo del 5,5% del Pil registrato nel 2009.

Il tasso di rivalutazione si applica alla parte contributiva della pensione, e quindi è importante per chi ha iniziato a versare i contributi dal 1996, perché la sua pensione sarà calcolata interamente con il metodo contributivo; meno impattante per chi aveva meno di 18 anni di contributi nel 1995, in quanto soggetto al sistema misto (retributivo-contributivo); ancor meno significativo per chi aveva più di 18 anni di contributi nel 1995 in quanto il metodo contributivo si applica solo ai versamenti effettuati dal 2012 in poi.

Comunque il ritorno del valore positivo, seppur di poco, è un dato importante per le pensioni dei singoli e del sistema previdenziale nel suo complesso. Infatti è vero che con il decreto legge 65/2015 è stato previsto che il tasso applicato non possa essere negativo, tuttavia, qualora quello calcolato sia inferiore a zero lo si deve compensare successivamente quando lo stesso ritorna positivo (eccezion fatta per il solo 2015, per cui non è stata prevista la compensazione).

Non tutti gli enti previdenziali, comunque, applicano il tasso Istat in quanto tale. Proprio per evitare gli effetti negativi del rallentamento dell’economia italiana e garantire al contempo migliori prestazioni agli iscritti, alcune Casse di previdenza dei liberi professionisti hanno deciso di riconoscere una rivalutazione maggiore, legata all’andamento del rendimento del patrimonio gestito dall’ente. Decisioni che devono sempre passare il vaglio dei ministeri vigilanti. Per esempio l’Enpaia si è visto riconoscere questo diritto dal Consiglio di Stato già nel 2011, dopo la bocciatura dei ministeri. Per il 2013 e il 2014 la gestione degli agrotecnici ha previsto un tasso dell’1,5% mentre i periti agrari del 2,7% per il 2014. L’Eppi (periti industriali), con due delibere del 2015, ha incrementato quello del 2013 (da 0,1643 a 1,2482%) e di portare a zero quello negativo del 2014. La Cassa commercialisti non scende sotto l’1,5% e nell’ottobre 2015 ha deliberato un extrarendimento del 2,81 per cento.

Anche la Cassa ragionieri ha una clausola che consente di incrementare il tasso in relazione al rendimento netto del patrimonio. Verso una maggiore autonomia di scelta si è mossa anche l’Enpap (psicologi) mentre l’Enpam (medici) utilizza il contributivo della legge 335/1995 solo in pochi casi. Per lo più usa quello indiretto a valorizzazione immediata che adotta come tasso annuo di capitalizzazione l’inflazione rilevata dall’Istat.

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