Agevolazioni

Lavoro (quasi) assente dalla manovra

di Enzo De Fusco e Claudio Tucci

Doveva essere il contenitore di una strategia di rilancio del mercato del lavoro, in frenata ormai da tre mesi. Invece, la manovra che si avvia a essere trasmessa alle Camere, la prima del governo giallo-rosso, al capitolo “occupazione” rimane vuota, o quasi. Al momento, la scommessa principale dell’esecutivo Conte 2 è il taglio al cuneo fiscale, tutto a vantaggio dei lavoratori dipendenti. E cioè di chi un’occupazione già ce l’ha.

Le misure in manovra

Nello stato di previsione del ministero dell’Economia viene istituito un fondo dedicato alla riduzione del costo del lavoro, con una dote, per il 2020, di 3 miliardi, che salgono a 5 a decorrere dal 2021. I dettagli dell’operazione viaggeranno in un provvedimento successivo, collegato. A oggi l’ipotesi prevalente allo studio dei tecnici di Lavoro e Mef, è una rimodulazione degli 80 euro introdotti nel 2015 che diventerebbero detrazioni fiscali raggiungendo anche i 4,5 milioni di lavoratori con redditi tra 26.600 e 35mila euro, finora esclusi dal bonus Renzi. Ciascuno avrebbe fino a circa 50 euro in più al mese (mille euro in più l’anno). Mentre per i 9,4 milioni di lavoratori con redditi da 8.200 euro a 26.600 euro che già adesso percepiscono gli 80 euro, il vantaggio, rimodulando la misura, sarebbe minore. Nel 2020 il taglio al cuneo dovrebbe scattare dal mese di luglio. Dal 2021, visto l’incremento di risorse, da gennaio.

Al tempo stesso, la bozza di manovra coordina meglio le norme sulla decontribuzione triennale per le assunzioni stabili dei giovani, attraverso un intervento correttivo sia del decreto dignità sia della manovra 2018. Chiarendo, una volta per tutte, che l’incentivo riguarda gli assunti per la prima volta a tempo indeterminato, under 35, anche quest’anno e nel 2020, come previsto dalla legge 205/2017. L’esonero ha una durata massima di 36 mesi ed è pari al 50% della contribuzione a carico del datore di lavoro, nel limite massimo di 3mila euro annui.

Gli incentivi utilizzabili anche da gennaio

A questo punto ci si sarebbe aspettato un intervento di riordino e semplificazione complessivo anche di tutti gli altri incentivi per promuovere l’occupazione. Cosa che invece, al momento, non è avvenuta. Restiamo quindi di fronte a una giungla, che spesso scoraggia i datori dall’utilizzo degli esoneri per il rischio di doverli poi restituire.

Quelli esposti in tabella sono gli incentivi principali in vigore dal 1° gennaio 2020, su cui potranno fare affidamento le aziende per ridurre il costo del lavoro. Rimandando qui sotto agli incentivi rivolti all’assunzione di cassintegrati e disoccupati, qui ci concentriamo sugli incentivi che riguardano i giovani. Dello sgravio sugli under 35 abbiamo detto. C’è poi il contratto di apprendistato che riguarda i giovani fino a 30 non compiuti, anche se sul piano strettamente giuridico per le aziende sopra i 9 dipendenti non si tratta di un vero e proprio incentivo ma di un regime contributivo “speciale”.

I giovani fino a 35 anni sono i destinatari anche di ulteriori benefici qualora siano genitori di figli minori e privi di contratto a tempo indeterminato purché siano iscritti alla banca dati dei giovani genitori. Lo prevede il decreto del ministero della Gioventù 301/2010, che stanzia un assegno di 5mila euro per ogni nuova assunzione.

Per il Mezzogiorno il beneficio under 35 è più potenziato poiché consente al datore di lavoro l’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a suo carico, per 12 mesi e nel limite massimo di 8.060 euro annui. Tuttavia, sebbene la norma sia stata rifinanziata anche per il 2020 (legge 145/2018, comma 247) si ritiene necessario l’emanazione di un decreto attuativo per la piena operatività.

Vedi la tabella: Gli incentivi per l’occupazione in vigore anche nel 2020

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