Adempimenti

Sbloccato il decreto ex-Ilva: tutele legali per ArcelorMittal

di Carmine Fotina e Domenico Palmiotti

Dopo un delicato passaggio tecnico, per ottenere le intese dei vari ministeri coinvolti, il decreto sulle crisi di impresa e sull’ex Ilva è stato firmato dal presidente della Repubblica e dovrebbe essere pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale. Evitato un nuovo passaggio in consiglio dei ministri, dunque, il testo che era stato approvato «salvo intese» lo scorso 6 agosto rimette in campo le tutele legali per ArcelorMittal, il gestore dell’ex Ilva. L’immunità penale ed amministrativa che era stata introdotta con il governo Renzi, e della quale il decreto crescita dell’esecutivo gialloverde disponeva l’abolizione dopo il 6 settembre 2019, non viene ripristinata tout court ma viene circoscritta. Non ci sono finora commenti di ArcelorMittal che, dopo il varo del decreto crescita, aveva minacciato di interrompere l’attività in Italia.

Il decreto, all’articolo 14, mantiene in campo l’immunità solo per «l’affittuario o acquirente e i soggetti da loro delegati» degli impianti, e non più per i commissari straordinari, e limitatamente «alle condotte poste in essere in esecuzione» del Piano ambientale con un meccanismo a tempo, legato all’esecuzione dei vari interventi. La tutela si applica, si legge nel testo, «sino alla scadenza dei termini di attuazione stabiliti dal Piano stesso per ciascuna prescrizione ivi prevista che venga in rilievo con riferimento alle condotte poste in essere» ovvero dei più brevi termini che ArcelorMittal si impegna a rispettare. Ma il decreto specifica che «in ogni caso, resta ferma la responsabilità in sede penale, civile e amministrativa derivante dalla violazione di norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori». Un ulteriore comma riguarda la tutela amministrativa per l’azienda ai fini della legge 231, che viene estesa all’intero raggio d’azione del Piano ambientale (e non più con riferimento solo alle «condotte strettamente connesse all’attuazione dell’A.I.A», ovvero l’Autorizzazione integrata ambientale). Un chiarimento che, a quanto si apprende, era stato sollecitato da ArcelorMittal.

Proprio nel giorno del via libera al decreto, si inasprisce però la situazione occupazionale per il sito di Taranto. I 1.395 dipendenti di ArcelorMittal restano in cassa integrazione ordinaria per altre 13 settimane. Una volta chiusa la prima tranche il 28 settembre - si era aperta il 2 luglio -, dal 30 si aprirà la seconda. Coinvolti nel dettaglio 1.011 operai, 278 tra impiegati e 106 intermedi. L'area finishing (la parte a valle dell'area a caldo), con 707 unità, è quella maggiormente interessata dall'ammortizzatore sociale, segue la primary (altiforni e acciaierie) con 564 addetti mentre 124 sono dell'area others (altri). Come fece già a giugno, ArcelorMittal motivando la proroga segnala la permanenza «delle criticità di mercato» e la «insufficienza della domanda nonostante le iniziative industriali e le strategie di marketing poste in campo in costanza di intervento dell’ammortizzatore sociale e funzionali all’acquisizione di ulteriori quote di mercato». Ma da un lato «un contesto economico di stagnazione o, secondo una parte degli analisti economici, pre recessivo» e dall’altro il fatto che «il mercato di riferimento della produzione dello stabilimento di Taranto non ha ancora beneficiato degli auspicabili effetti delle azioni poste in essere dalla Commissione Europea a sostegno dei produttori continentali», non hanno ribaltato la situazione critica, per cui ora si procede con ulteriore cassa integrazione. I sindacati sono stati convocati il pomeriggio dell’11 settembre mentre il giorno prima ci sarà un vertice dedicato all’indotto-appalto. Circa le previsioni, ArcelorMittal afferma che «pur a fronte di una domanda di acciaio insufficiente a saturare le potenzialità produttive e stabile rispetto all’andamento monitorato nel 2019», è tuttavia previsto «un incremento delle previsioni ordini per il quarto trimestre per il mercato coils neri e per le lamiere». Ieri, infine, confronto tra ArcelorMittal e Confindustria Taranto sull’indotto-appalto. Un incontro positivo, dicono in una nota congiunta le parti, da cui è scaturito un «percorso di collaborazione».

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