Pronta la nuova sanatoria per i precari ma nella scuola è boom di supplenze
Nelle scuole italiane sta per andare in onda lo stesso film degli ultimi 20 anni. Da quando cioè esiste il doppio canale di reclutamento dei docenti: il 50% da concorso e il 50% da graduatorie. In genere l’attore protagonista è il governo di turno, con tanto di ricetta anti-precariato, e i non protagonisti le decine di migliaia di insegnanti in attesa di una cattedra stabile. Identico da allora è anche il finale che sancisce il mancato raggiungimento dell’obiettivo. L’ultimo a provarci era stato Matteo Renzi con la Buona Scuola del 2015 che ha prodotto 86mila stabilizzazioni (con un costo di oltre 2 miliardi) senza riuscire però debellare il virus della “supplentite”. Adesso tocca all’esecutivo gialloverde e al ministro Marco Bussetti cimentarsi con la loro versione di “salva-precari”.
La sanatoria in arrivo
I tecnici del ministero stanno studiando una proposta per “salvaguardare” i docenti precari, non abilitati, con almeno 36 mesi di servizio alle spalle. Per loro è allo studio un percorso ad hoc per l’abilitazione e poi una “corsia preferenziale” per la conquista del ruolo. La platea dei potenziali interessati alle nuove disposizioni è di circa 50mila insegnanti. Solo per alcuni, però, scatterebbe subito l’assunzione “agevolata”. Nei termini e nei modi che sanno chiari domani quando a viale Trastevere si svolgerà l’ultimo round della trattativa con i sindacati. Tutto ciò mentre il Miur ha annunciato due concorsi ordinari per 66mila posti. Il primo, già definito, da 16.959 cattedre per infanzia e primaria, il secondo da 48.536 disponibilità, in attesa degli atti preparatori e rivolto esclusivamente alle medie e alle superiori. Selezioni che partiranno solo a estate inoltrata ma faranno sentire i loro effetti dall’anno scolastico 2020/2021. Risultato: a settembre, viste le tanti classi di concorso ormai esaurite (specie al Nord) e il boom di uscite dovute a “quota 100”, assisteremo a un nuovo record di supplenze.
L’esplosione del precariato
A favorire una previsione del genere sono i numeri contenuti nel rapporto della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica e riassunti qui sotto. Già nel 2018/2019 che sta per concludersi - a dispetto dell’ennesimo calo di studenti - c’è stato un boom di cattedre “a tempo”: 157.154 unità, di cui quasi 36mila affidate con contratto annuale fino al 31 agosto e oltre 127mila assegnate fino al termine delle lezioni, vale a dire il 30 giugno. Laddove prima che intervenisse la Buona Scuola si contavano 118mila incarichi a tempo determinato. E finchè gli alunni continueranno a diminuire e i prof a crescere difficilmente si potrà arrivare all’aumento di stipendio per i docenti auspicato la settimana scorsa dalla Commissione Ue per rendere più attrattiva la professione, specie per i neo-laureati.
Dietro all’escalation di cattedre precarie, secondo i magistrati contabili, ci sono soprattutto due fattori. In primis, la crescita dei posti “in deroga” per assistere gli studenti con disabilità, dopo che, nel 2010, una sentenza della Consulta ha ribadito il diritto del ragazzo ad avere il docente di sostegno. E poi, la difficoltà a coprire tutti i posti vacanti e disponibili con le nomine in ruolo per effetto della mancanza, in alcune classi concorsuali, del personale iscritto nelle graduatorie a esaurimento (Gae) e di merito (a cui si aggiunga il ritardo nel definire la selezione del 2016). Per quanto riguarda, invece, il nuovo incremento degli appartenenti alle Gae la motivazione è una sola: le centinaia di pronunce giudiziarie favorevoli ai diplomati magistrali ante 2001/2002. E così nel 2018/2019 gli elenchi a esaurimento hanno raggiunto i 72.115 iscritti, di cui circa il 90% sono appunto maestre e maestri di infanzia e primaria. Una platea di abilitati che ha già ottenuto un occhio di riguardo con il concorso straordinario (e semplificato) in corso di svolgimento. Adesso tocca a tutti gli altri precari, non abilitati e con 3 anni di servizio.
Dal 2014-15 a oggi il copione si ripete