In calo l’alternanza scuola-lavoro
Doveva essere l’anno del decollo dell’alternanza, e, invece, nel 2017/2018 i programmi di scuola-lavoro si sono fortemente ridimensionati. Gli studenti coinvolti sono scesi a 754.135, il 52,3% del totale degli alunni frequentanti le classi terza, quarta e quinta. L’anno prima i ragazzi impegnati nella formazione “on the job” erano stati 937.976. A crollare sono stati i nuovi percorsi: al terzo anno infatti gli studenti in scuola-lavoro si sono pressoché dimezzati nel giro di 12 mesi. In discesa anche le scuole coinvolte passate dalle 4.937 del 2016/2017 alle 4.676 del 2017/2018.
Sulla contrazione dell’alternanza, certificata dal Miur che ha fornito i dati, in risposta a una interrogazione dell’ex sottosegretario, ora deputato, Gabriele Toccafondi, hanno pesato gli annunci, in campagna elettorale, di smontaggio dello strumento; poi realizzato dal governo Conte nella scorsa manovra. L’alternanza ha cambiato nome: si chiama «percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento» (è sparito il riferimento al «lavoro»). Le ore sono scese nei licei, da 200 a 90, nei tecnici da 400 a 150, nei professionali da 400 a 210. Le risorse alle scuole da 100 milioni a circa 50. In più, quest’anno, la scuola-lavoro non ha pesato per l’accesso alla maturità.
Il restyling normativo doveva essere accompagnato da linee guida ministeriali per indirizzare presidi e docenti. A oggi è ancora tutto fermo.
«Dimezzare ore e fondi all’alternanza ha significato dividere l’Italia in due - ha detto Gianni Brugnoli (Confindustria) -. Da un lato gli studenti che hanno avuto questa opportunità, anche grazie alla buona volontà di scuole e imprese, e dall’altro quelli che non hanno mai messo piede in azienda durante gli studi. I primi, rispetto ai secondi, avranno il doppio delle possibilità di entrare più facilmente nel mondo del lavoro. È un gap inaccettabile nel secondo Paese manifatturiero d’Europa».