«Equo compenso anche per noi»
C’è l’equo compenso sia per gli incarichi affidati da privati che per quelli pubblici al centro del programma di Ciro Monetta, da poco eletto alla guida dell’Istituto nazionale revisori legali (l’associazione di categoria), con un cambio della guardia dopo 15 anni.
Presidente, le tariffe per la revisione e certificazione dei bilanci dei Comuni sono state riviste a inizio anno. Non è presto per chiedere un adeguamento?
In effetti il decreto parametri ha adeguato compensi che fino allo scorso anno si potevano considerare irrisori. Ora sono accettabili, ma c’è ancora molto da fare. Soprattutto per i Comuni più piccoli: le responsabilità e il lavoro sono di fatto molto simili rispetto alle medie città, ma i compnesi sono decisamente ridotti. Sotto i 500 abitanti ad esempio il compenso annuo è di 2.480 euro lordi. Pochi, soprattutto perché si rischia allo stessi modo di subire rilievi della Corte dei conti.
Volete l’equo compenso anche verso i privati?
Anche in questo caso i parametri di riferimento che pure esistono non sono più adeguati. Soprattutto perché c’è una giungla per gli incarichi. Noi abbiamo l’obbligo di comunicare al Mef ogni anno numero di incarichi e compensi, ma di fatto non c’è un vero controllo, soprattutto sulla qualità del lavoro in relazione al compenso pattuito.
Come se ne esce?
Vogliamo chiedere di utilizzare anche per i privati il metodo del sorteggio, per la scelta del revisore. Oggi l’estrazione si svolge su base regionale nelle Prefetture e funziona benissimo: l’algoritmo distribuisce equamente gli incarichi ed evita l’incetta.
In quali altri campi chiedete di poter intervenire?
Credo che i tempi siano maturi per ottenere la rappresentanza tributaria nei giudizi presso le commissioni provinciali e regionali. Non si capisce il perché di questa esclusione. E infatti stiamo preparando una proposta di legge che apra anche ai revisori.
Secondo le ultime stime i revisori legali iscritti al Registro del Mef sono oltre 152mila: altri 118mila sono quelli degli Interni. C’è davvero posto per tutti?
Va precisato che i due registri sono in gran parte sovrapponibili. In più tra gli 88mila commercialisti presenti, la maggior parte esercita l’attività di revisore solo in via residuale. Con il Codice della crisi di impresa, poi, non vedo problemi: si stimano oltre 120mila incarichi di revisore solo nelle srl.
Roma, palcoscenico ideale per riflettere su lavoro e costituzione
di Filippo Maria Giorgi