I precedenti: furbetti del terremoto e assegni sociali
Sono i metodi d’indagine «messi a sistema» per «colpire a fondo, senza sconti, tutti coloro i quali siano interessati a beneficiare» del Reddito di cittadinanza «senza averne diritto».
È la stessa direttiva della Guardia di finanza a tracciare le linee guida. Una bussola fondamentale, che si basa – tra gli altri – su due tipi di accertamenti: quelli sugli assegni sociali e quelli sui contributi per le case rese inagibili dai terremoti del Centro Italia. Metodologie investigative messe a punto dalle Fiamme gialle, che attraverso qualificate analisi dei Nuclei speciali e l’indagine vecchio stampo, quella fatta direttamente da nuclei territoriali, ha permesso di far emergere le irregolarità. Lo stesso Terzo Reparto della Guardia di finanza parla, nella direttiva sul Reddito di cittadinanza, di un’azione «multidisciplinare». In particolare afferma che «la natura degli elementi e dei requisiti cui è subordinata la spettanza del solo beneficio economico, nonché delle sanzioni che colpiscono ogni forma di mendacio o omissione delle informazioni dovute, impone un’azione di servizio multidisciplinare».
Il punto di partenza sono l’Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) e il Dsu (Dichiarazione sostitutiva unica). Documenti che rappresentano la base per chi intende beneficiare dei sostentamenti statali. È analizzando questi dati sulla situazione economica dei vari richiedenti, che emergono le prime discrepanze. Già nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 – che ha introdotto il Reddito di cittadinanza – «era stato previsto», si legge nella direttiva, che «le attività di controllo svolte dal Corpo» dovessero «essere orientate a intercettare gli illeciti commessi, mediante mendacio, approfittando degli spazi lasciati alla “autodichiarazione”» e, in prospettiva, «di quelli che sarebbero residuati nella domanda di corresponsione del beneficio». Così sono emersi i circa 50 milioni di euro in assegni sociali concessi a soggetti che non ne avevano diritto. Si tratta di una misura simile al Reddito, che consente l’erogazione di circa 450 euro al mese (per 13 mensilità) a indigenti che risiedono in Italia. Ancora una volta l’assegno sarebbe finito nelle tasche di evasori totali. È il caso di due coppie di Latina, che hanno fatto addirittura false separazioni coniugali per intascare l’assegno. L’analisi delle “autocertificazioni” ha portato alla luce un’altra truffa, questa volta legata ai contributi economici per i titolari di prima abitazione andata distrutta nei terremoti del Centro Italia. La Guardia di finanza ha compiuto 3mila controlli, facendo emergere illecite erogazioni per un milione di euro. Circa 300 gli indagati sotto procedimento nelle procure di Rieti, Camerino e Spoleto. L’accertamento è stato svolto dal Nucleo speciale spesa pubblica, che ha ricostruito la rete di soggetti che avrebbero «illecitamente richiesto il contributo – si legge nei documenti – riconosciuto ai nuclei familiari la cui abitazione principale (abituale e continuativa) fosse andata distrutta in tutto o in parte, o fosse stata anche soltanto sgomberata dall’area del cratere sismico». Si tratta di una truffa legata al Cas (Contributo di autonoma sistemazione), compiuta direttamente con una autocertificazione. E così s’è scoperto che ad Amatrice sono riusciti ad avere il contributo un dirigente del Senato della Repubblica e un funzionario dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato: entrambi sono risultati regolarmente residenti a Roma, dove, tra l’altro, sono anche intestatari di utenze domestiche.
Indagini, dunque, che si basano sulla «combinazione - è precisato nella direttiva sul Reddito - tra il controllo del territorio, compiuto ogni giorno dai reparti operativi» e le «progettualità sviluppate» dai Nuclei speciali della Guardia di finanza.