Rapporti di lavoro

False assunzioni, terreno fertile al Sud

di Roberto Galullo

Malebolge è il nome dato da Dante all’ottavo cerchio dell’Inferno, nel quale sono puniti fraudolenti, ruffiani, ingannatori e lusinghieri. Malebolge, non a caso, è il nome dell’operazione con la quale la Gdf di Foggia, delegata dalla Procura, ha svelato due giorni fa l’ennesima truffa ai danni dello Stato.

Dell’allegra combriccola avrebbero fatto parte sette professionisti, quattro dipendenti pubblici (tra i quali due dell’Inps e uno del Centro per l’impiego), 15 prestanome ai quali sarebbero state intestate 32 società fantasma attive nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dei servizi e 23 reclutatori di falsi dipendenti. Sarebbero 1.372 quelli che avrebbero indebitamente beneficiato di indennità assistenziale e 157 gli immigrati regolarizzati, per un danno erariale di quattro milioni.

Professionisti e reclutatori, che sembra selezionassero con estrema riservatezza e accuratezza i soggetti, per Gdf e Procura avevano anche un tariffario: 200 euro per l'assunzione, il 20-25% delle indennità percepite e cinquemila euro per regolarizzare gli immigrati.

La provincia di Cosenza , però, resta il bengodi delle false assunzioni agricole, con le quali incassare indennità di disoccupazione, malattia e maternità e tirare a campare. In una regione che a sua volta eccelle nel panorama italiano dei braccianti lontani dai campi. A spiccare, però, sono anche Napoli, Salerno, Caserta e in Campania come in Calabria cosche e clan non stanno certo alla finestra.

L’agricoltura gioca un grande ruolo ma le truffe milionarie allo Stato coinvolgono anche pulizie, facchinaggio edilizia e volantinaggio. Settori dove è più facile assumere solo sulla carta, a partire da regioni come Campania e basso Lazio, Puglia, Calabria e Sicilia, anche se non mancano casi in Abruzzo e in Lombardia. Al nord la fantasia dei truffatori non conosce limiti: aumentano i casi di aziende costituite fittiziamente con lavoratori che però o risiedono al Sud o sono extracomunitari.

La conta (per difetto) dei danni

Negli ultimi due anni l’Inps, sollecitato dal Sole 24 Ore, ha stimato una perdita di 80 milioni ai quali si aggiungono i sei di gennaio 2016. L’Inps li cataloga come “risparmio” ma rientrare in possesso delle indennità indebitamente versate è un impresa, perché sulla carta i beneficiari sono quasi sempre nullatenenti. Sono 672 le aziende coinvolte che avrebbero assunto 30.049 falsi lavoratori. I conti sono per difetto perché si rifanno solo alle truffe svelate, senza contare che fino a fine 2013 la soglia di attenzione dello Stato al fenomeno era più bassa. C’è voluto il caso “Mastrolindo” per suonare la sveglia (si veda box in pagina).

La provincia di Cosenza al top

Non resta che sgranare il lungo rosario di spine, cominciando da pochissimi giorni fa. Il 25 febbraio la compagnia della Gdf di Rossano (Cs), coordinata dalla Procura di Castrovillari, ha denunciato 176 persone e smascherato la truffa di un’azienda agricola del Rossanese, basata sulla dichiarazione di assunzioni inesistenti. L’azienda ha presentato all’Inps falsi documenti a partire dal 2010, ottenendo la liquidazione di somme relative a indennità di disoccupazione per un importo di 270mila euro, beneficiando anche di altre elargizioni per indennità di malattia e maternità per 240mila euro, arrivando ad arrecare un danno complessivo all’Erario di 510mila euro.

Semplice e diabolico il meccanismo: la società ha denunciato all’Inps un consistente numero di (false) giornate lavorative effettuate su terreni di cui non ha mai avuto la disponibilità, attestandone invece la lavorazione attraverso il deposito di falsi contratti di affitto e comodato d’uso. «I fondi potranno tornare verso gli aventi diritto – sottolinea la Gdf di Rossano – che spesso invece sono esclusi per incapienza di risorse, dirottate verso soggetti che vivono nel totale disprezzo delle leggi». I meccanismi, del resto, al sud sono rodati da quasi 30 anni. Il 27 febbraio, ad Agrigento sono stati confiscati 400mila euro ad un soggetto che, fin da primi anni Novanta, assumeva fittiziamente lavoratori agricoli, ricevendo in compenso prestazioni non dovute.

La piana di Sibari

Il 18 gennaio la Gdf di Sibari (Cs), al termine dell’investigazione nei confronti di un consorzio agricolo nella Sibaritide, ha scoperto una truffa ai danni dell’Erario per oltre tre milioni e un’evasione fiscale per 11. L’indagine ha inizialmente accertato l’indebita percezione di contributi pubblici da un consorzio per un importo complessivo di 2,2 milioni, concessi per un programma di investimenti. Per realizzare la truffa sono state costituite due società e utilizzate fatture false per quattro milioni. Le investigazioni successive hanno consentito di accertare una ulteriore truffa ai danni all’Inps, mediante il diretto coinvolgimento di 319 (falsi) braccianti agricoli del consorzio, le cui (false) 25.000 giornate lavorative, hanno consentito di ottenere indennità previdenziali indebite.

La provincia di Cosenza è una presenza costante negli anni: il 4 settembre 2014 le Fiamme gialle hanno individuato 517 braccianti fittiziamente assunti e accertato un danno erariale di circa 1,8 milioni. Il 21 gennaio 2015 è stata di 1,2 milioni l’ammontare della truffa perpetrata ai danni dell’Inps da un imprenditore agricolo della Sibaritide.

Castrovillari e Rossano

Il 2 marzo 2015 in campo ancora Procura di Castrovillari e la Gdf di Cosenza: 126 braccianti fittiziamente assunti e un danno all’Inps di 200mila euro. Le stesse autorità hanno replicato il 15 marzo: 438mila euro di danno e 5.485 giornate inventate di sana pianta. Il 13 luglio altra truffa all’Inps: 80.428 false giornate, tre milioni illegittimamente percepiti e 800 denunciati nella provincia di Cosenza, che torna a distinguersi il 27 agosto con una truffa per 672mila euro e la denuncia di 176 falsi braccianti (compresi interi nuclei familiari e stranieri). E ancora il 22 ottobre con una frode per 235mila euro e 99 falsi braccianti. Il 2 novembre ancora la Compagnia della Gdf di Rossano, svela l’ennesima truffa di una società cooperativa che dal 2008 al 2010 aveva dichiarato 8.867 false giornate: il 100%. Il danno all’Inps è stato di 300mila euro e l’omesso versamento di ritenute previdenziali è stato di 30 mila euro.

Se non è Cosenza, è pur sempre Calabria: basta spostarsi di 188 km e arrivare a Reggio, dove il 25 marzo 2015 i finanzieri del Gruppo di Locri hanno denunciato per truffa 21 titolari di aziende agricole e 323 falsi braccianti segnalando alla Corte dei conti di Catanzaro un danno erariale all’Inps per oltre due milioni per il periodo 2006-2011. Sempre a Reggio, il 7 dicembre 2015, truffa da 520mila euro con il ricorso a 15mila giornate fantasma. Altro viaggio di 223 km fino a Crotone, dove il 14 novembre 2014 la Gdf ha svelato una truffa analoga alle altre e la stessa cosa il 20 luglio 2015, con danni all’Inps per 473mila euro e 21 indagati. A Catanzaro, il 5 giugno 2015 sono state denunciate 459 persone che avrebbero richiesto e percepito indebitamente 2,3 milioni, oltre che aiuti comunitari nel settore agricolo per 660mila euro.

Presenza di ’ndrangheta e mafie

Può la ‘ndrangheta (come del resto la Camorra in Campania, Cosa nostra in Sicilia e la Sacra Corona unita in Puglia) restare fuori dal luculliano banchetto? No per la Procura di Lamezia Terme (Catanzaro), che il 15 febbraio di quest’anno ha chiuso le indagini preliminari nei confronti di una cosca, che avrebbe imposto a diversi imprenditori agricoli la finta assunzione di un membro della “famiglia” dominante, della moglie e della cognata. La stessa cosa avrebbe fatto la cosca avversaria, risparmiandosi però la cognata. La conferma sugli appetiti della ‘ndrangheta giunge da Marisa Manzini, procuratore aggiunto della Procura di Cosenza, che al Sole 24 Ore ricorda come già nel processo Omnia «venne svelata l’ingerenza delle cosche in alcune coop agricole che assumevano solo sulla carta. Un’ingerenza che portava anche consenso sociale ed elettorale perché quelle percezioni indebite di denaro fungevano da ammortizzatori sociali».

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