Rapporti di lavoro

Sulle dimissioni quattro riforme e poche certezze

di Giampiero Falasca

Con uno dei decreti attuativi del Jobs act viene introdotta l'ennesima riforma delle dimissioni. Si tratta di una vicenda altamente paradossale iniziata dopo la metà del decennio scorso, quando l'allora ministro del Lavoro Cesare Damiano avviò una riforma dell'illusione partendo da un presupposto apparentemente pacifico.
Tale presupposto è la necessità di combattere l'odioso fenomeno delle dimissioni in bianco. Chi potrebbe eccepire sull'importanza di reprimere un fenomeno così deprecabile? Nessuno. E allora sulla base di questo presupposto è stata introdotta una normativa che rendeva particolarmente difficile e burocratica una vicenda semplice come la dimissione.
Questa normativa fu molto presto abrogata dal successivo ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ma è resuscitata con la riforma Fornero ed è stata rilanciata in forme ancora più complicate con il Jobs act.
Quattro riforme in pochi anni tutte approvate senza che nessuno abbia mai avuto la capacità di mostrare se il fenomeno delle dimissioni in bianco ha veramente dimensioni tali da giustificare un intervento legislativo così invasivo o se invece riguarda segmenti per fortuna marginali del mercato del lavoro. Probabilmente la risposta molto vicina alla realtà è quest'ultima: ma ammetterlo non è abbastanza politically correct.

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