Previdenza

Contratto di espansione, qualificazione al centro

di Enzo De Fusco

I primi commenti sulla misura sperimentale del contratto di espansione hanno messo l’accento sulla possibilità di “scivolo” dei lavoratori che si trovino a meno di cinque anni dalla pensione. Tuttavia, il contratto di espansione è molto di più di un “semplice” scivolo. Infatti, consente di raccogliere in un unico strumento politiche attive, politiche passive e ove possibile politiche di prepensionamento. Tutte e tre le cose devono stare insieme e non è consentito alle imprese accedere a questo strumento che non preveda un progetto complessivo. In altri termini il contratto di espansione è un “patto” personalizzato che sottoscrivono Stato, aziende e sindacati per affrontare le sfide del cambiamento basato sullo sviluppo tecnologico.

Il presupposto per accedere al nuovo contratto è l'impegno vincolante per l'impresa di assumere lavoratori e di riqualificare quelli in forza in possesso di qualifiche non più proficuamente utilizzabili nel nuovo corso tecnologico. Il tutto all'interno di un rigoroso piano di formazione. A fronte di questo progetto di politica attiva, svolto all'interno della stessa azienda e che consentirà la conservazione del posto di lavoro ai lavoratori coinvolti, lo Stato si impegna a riconoscere un ammortizzatore sociale con vincoli espressamente previsti dalla legge di conversione del Dl crescita.

Vista la sperimentazione, al momento, la norma si rivolge alle aziende con oltre mille dipendenti che più delle altre affrontano la sfida del cambiamento tecnologico. Non c'è un vincolo di legge sul numero di assunzioni perché ogni azienda ha il suo piano industriale: ma su questo c'è la garanzia dello Stato che è parte del contratto il quale dovrà verificare in sede di stipula che il numero di assunzioni e di riqualificazioni sia coerente con il piano industriale oltre a verificare il tempo entro cui le assunzioni devono avvenire. Ed anche il sindacato giocherà un ruolo importante affinché il piano sia rispettato. Le assunzioni dovranno essere a tempo indeterminato, anche con il contratto di apprendistato, e l'azienda potrà utilizzare gli incentivi previsti dall'ordinamento al verificarsi delle condizioni previste.

La riduzione oraria richiesta dall'impresa sarà utile per far partecipare i lavoratori al progetto di riqualificazione. Proprio in questo contesto si inserisce lo specifico ammortizzatore sarà indispensabile al lavoratore durante la riqualificazione per sostenere il reddito. Nei casi in cui la riqualificazione sia più incisiva è consentita a uno o più lavoratori una riduzione oraria anche al 100 per cento.

Il legislatore presume che complessivamente in azienda la riduzione oraria media non possa riguardare più del 30% della forza lavoro e questo è un altro esempio che dimostra che il contratto di espansione non è una causale aggiunta dei tradizionali ammortizzatori sociali.

L'integrazione salariale è quella conosciuta, l'80% delle ore ridotte, compresa la copertura figurativa ai fini pensionistici. La durata dell'integrazione salariale è di 18 mesi. Il progetto di riqualificazione deve essere rigoroso: descrive, tra l’altro, i contenuti formativi e le modalità attuative, il numero complessivo dei lavoratori interessati. Il progetto di formazione può intendersi assolto anche qualora il datore di lavoro abbia impartito o fatto impartire l'insegnamento necessario per il conseguimento di una diversa competenza tecnica professionale, rispetto a quella cui è adibito il lavoratore, utilizzando l'opera del lavoratore in azienda anche mediante la sola applicazione pratica. Per evitare condotte elusive la legge prevede però che l'azienda si doti di un sistema di certificazione del progetto. Durante la fase di riqualificazione, i lavoratori individuati possono avvalersi anche delle disposizioni previste dall'articolo 24-bis del decreto 148, ossia diventare appetibili nel mercato del lavoro con i previsti incentivi in caso di assunzione in imprese diverse dal proprio datore di lavoro. Sono anche compatibili strumenti di mobilità non oppositiva qualora i lavoratori preferiscano volontariamente di accettare un esodo incentivato e cambiare azienda.

Solo qualora i lavoratori non abbiano qualifiche convertibili agevolmente e si trovino a non più di cinque anni dalla pensione, la legge agevola un percorso di prepensionamento con oneri interamente a carico dell'impresa. La legge, per la prima volta, garantisce che il diritto a pensione rimane quello stabilito al momento dell'uscita del mercato del lavoro.

Proprio nei giorni scorsi è stata sottoscritta una pre-intesa in una delle primarie aziende italiane che opera nel settore delle telecomunicazioni; settore in cui sono stati preannunciati migliaia di esuberi. Questo accordo raggiunto tra azienda e sindacati rappresentativi dovrà essere ratificato in sede governativa come previsto dalla legge. Grazie al contratto di espansione non solo non è stato dichiarato alcun esubero ma l'impresa si è vincolata ad assumere nei prossimi due anni 500 nuovi lavoratori a tempo indeterminato.

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