Contrattazione

Di Maio: «Il Dl dignità non si tocca» E chiede subito il salario minimo

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Un secco “no” dal M5S. Mentre le parti sociali chiedono di aprire un confronto per avere un ruolo attivo nell’elaborazione della norma. Sono le reazioni alla proposta di legge della Lega per consentire alla contrattazione collettiva di introdurre specifiche causali aggiuntive ai contratti a termine, correggendo la stretta operata dal decreto dignità, cavallo di battaglia dei grillini. Che con il vicepremier Luigi Di Maio, ribadiscono «il decreto dignità non si tocca. Chi vuole ampliare la portata dei contratti a termine, sottopagando i lavoratori e altro può rivolgersi a Renzi».

Di Maio intende anche accelerare sul salario minimo tanto che ieri ha convocato una riunione a palazzo Chigi, e sul taglio delle tasse per il ceto medio. La proposta “grillina” sul salario minimo è contenuta nel Ddl Catalfo, attualmente all’esame della commissione Lavoro del Senato, dove oggi inizierà l’esame degli emendamenti, prevede che il trattamento minimo orario previsto dal ccnl non può essere inferiore a 9 euro lordi. Sempre ieri si sono svolte alcune audizioni sul salario minimo alla Camera, dove sono state presentate tre risoluzioni rispettivamente da Lega, Pd e Fdi (non da Fi che è fermamente contraria): per il rappresentante dell’Aran, Pierluigi Mastrogiuseppe, fissare una soglia minima a 9 euro lordi l’ora «potrebbe avere un impatto anche sulla spesa pubblica, visto che alcuni servizi acquistati dalla Pa presentano retribuzioni inferiori». E un impatto sul costo del lavoro si avrebbe anche sui servizi esternalizzati dalla Pa.

Il tema dei costi è stato ribadito anche dall’Istat: «L’analisi dell’impatto dell’incremento retributivo medio annuo stimato sugli aggregati economici delle imprese con dipendenti (circa 1,5 milioni) consente di evidenziare un aggravio di costo pari a circa 4,3 miliardi complessivi, che, se non trasferito sui prezzi, porterebbe a una compressione di circa l'1,2% del margine operativo lordo», ha sottolineato il presidente dell’Istituto di statistica, Gian Carlo Blangiardo. Pure nel confronto internazionale, un salario minimo fissato a 9 euro sarebbe “over-size”: «È il più elevato tra i Paesi Ocse», e anche «della maggioranza dei contratti collettivi esistenti», sottolinea l’economista Ocse, Andrea Garnero. Sarebbe vicino «al livello della Germania ma con livelli dell’economia italiana ben lontani da quelli tedeschi». Sul salario minimo c’è la contrarietà di tutte le parti sociali, ieri è intervenuto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «Il Paese non cresce con i salari minimi - ha detto il numero uno degli industriali - ma bisogna elevare i salari dei lavoratori italiani, riducendo le tasse e i contributi, il famoso cuneo fiscale, detassando i premi di produzione».

Tornando alla proposta targata Lega che corregge il decreto dignità, è il direttore dell’area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria, Pierangelo Albini a evidenziare: «È una proposta che si muove su più temi ed è presto per valutarne l’impatto complessivo. Certo se ci fosse un’apertura sulla disciplina dei contratti a termine, nel senso di una maggiore flessibilità, sarebbe un segnale positivo. Riconoscere validità alle “causali contrattuali” inserirebbe, infatti, nella legge un opportuno elemento di adattamento alle esigenze delle imprese che renderebbe la disciplina migliore rispetto all’attuale». Per la Cgil «nessun intervento legislativo che operi sul decreto dignità e sui contratti a termine può essere realizzato senza confronto con le parti sociali. Si risolvano prima le tante vertenze aperte, e si effettui la necessaria manutenzione del decreto rafforzando i percorsi di stabilizzazione dei lavoratori con la contrattazione nazionale». Sul Dl dignità la Cgil sottolinea «le criticità che avevamo espresso si stanno materializzando»,la richiesta è che sia la contrattazione nazionale a declinare le causali.

Quanto alla Cisl, non ha condiviso dall’inizio l’impostazione rigida del “decreto dignità”, ricorda Luigi Sbarra, «purtroppo, come da noi paventato, l’obbligo di causali stabilite per legge ha scoraggiato le assunzioni a termine ed in somministrazione». Per Sbarra occorre «dare un ruolo alla contrattazione collettiva nella definizione delle causali», ciò «consentirebbe quella flessibilità controllata utile a conciliare le esigenze aziendali con la tutela dei lavoratori». Anche per la Uil, Tiziana Bocchi concorda «sul principio di ampliare le competenze della contrattazione decentrata, ma rivendica un ruolo attivo delle parti sociali sulle materie che investono la contrattazione», sollecitando «un coinvolgimento specifico nell’elaborazione della norma».

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