Previdenza

Più professionisti ma più poveri

di Matteo Prioschi



Ulteriore calo complessivo degli iscritti alla gestione separata dell'Inps. I dati aggiornati a fine 2014, diffusi ieri dall'istituto di previdenza, registrano una contrazione del 3,2% rispetto al 2013, la terza variazione negativa consecutiva, ma ben distante dal -9,2% verificatosi nel 2013 per effetto della stretta sulle collaborazioni introdotta dalla riforma Fornero (legge 92/2012). Nella gestione separata, però, convivono diverse categorie che non seguono tutte il trend generale. La maggior parte degli iscritti (1.209.473) sono i collaboratori: quelli esclusivi, che cioè non svolgono altre attività, sono diminuiti del 4,7% nel 2014, quelli che hanno anche altre entrate sono calati del 3,2 per cento. I professionisti, invece, sono complessivamente 303.557, di cui 83.080 svolgono altre attività, mentre 220.477 sono iscritti in via esclusiva. Questi ultimi sono i professionisti senz'albo, non tenuti a iscriversi alle rispettive Casse di previdenza e questa categoria è l'unica in costante crescita negli ultimi anni. Dai 184.889 del 2010 sono diventati 220.477, e anche nel 2014 hanno registrato un aumento del 2,8% sull'anno precedente.Tuttavia a questo trend numerico non corrisponde quello retributivo-contributivo. Infatti mentre gli iscritti aumentano, i redditi complessivi calano e soprattutto quelli procapite non arrivano al minimo contributivo. Le regole della gestione separata prevedono che se non si raggiunge il minimo, a fini previdenziali non viene accreditato tutto l'anno ma una quota parte. Quindi un anno di lavoro può valere anche solo 2-3 mesi per la pensione. Questo fenomeno è particolarmente evidente per i più giovani. Per esempio nella fascia 20-24enni gli iscritti sono quasi 9mila, ma solo poco più di mille ha visto accreditarsi 12 mesi. Quasi 4mila hanno maturato 1-5 mesi e quasi 2.500 zero mesi. A livello complessivo le cose vanno meglio ma non molto: su 220.477 iscritti, solo 75.124 si sono visti accreditare 12 mensilità contributive.In prospettiva questo trend è preoccupante perché se non cambieranno le cose questi lavoratori, oltre a fare i conti con bassi redditi nell'immediato, non riusciranno a costruirsi una pensione adeguata.

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