Previdenza

Riscatto, cumulo e ricongiunzione: è caccia aperta ai contributi smarriti

di Davide Colombo e Antonello Orlando

Questa settimana con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decretone su reddito di cittadinanza, “quota 100” e le flessibilità prorogate di “opzione donna”, Ape sociale e delle pensioni anticipate non più adeguate alla speranza di vita (quelle per tutti e quelle per i gravosi) molti lavoratori cominceranno a fare i loro conti. In pista ci sono i nati tra il 1952 e il 1959. Per non dire dei nati tra il 1960 e il 1962, che potrebbero beneficiare dell’assegno straordinario finanziato dalle imprese con i fondi di solidarietà bilaterali. Tanti ma forse meno del milione in tre anni annunciato dal Governo. Ammesso che quest’anno si raggiungano i 315mila pensionamenti aggiuntivi, è improbabile che nel 2020 e 2021 si faccia il bis, dato che 360.000 sono le pensioni totali di vecchiaia e anticipate liquidate nel 2017 (266.000 nel 2018). E se si arrivasse davvero a un milione di pensioni liquidate in anticipo in più, rispetto ai requisiti attuali, allora si potrebbe porre un problema di risorse. Ma questi sono calcoli che spettano al Governo.

Vediamo invece quelli dei singoli lavoratori. Quota 100 e opzione donna provocheranno una rinnovata esigenza di aumentare la propria anzianità contributiva. Entrambe prevedono una soglia di versamenti che va obbligatoriamente raggiunta entro una data limite. Per quota 100, oltre ai 62 anni di età, gli assicurati dovranno avere entro fine 2021 almeno 38 anni di contributi; per opzione donna, i contributi richiesti scendono a 35 anni, ma dovranno essere posseduti entro e non oltre la fine del 2018.

Le chances per ritrovare i contributi “perduti” sono numerose nel nostro panorama previdenziale; alcune sono completamente gratuite (si pensi all’accredito del servizio militare), altre sono riconosciute dietro il pagamento, anche rateizzato, di una quota che costituisce sempre un onere fiscalmente deducibile. Per entrambi questi ingressi derogatori a pensione, il riscatto di laurea rappresenta forse l’opportunità di aumento più sostanzioso della propria carriera contributiva; infatti, qualora il lavoratore durante gli anni di durata legale del corso non abbia contemporaneamente lavorato, potrà richiedere l’accreditamento da 4 a 6 anni, inclusi i dottorati di ricerca privi di contribuzione e le scuole di specializzazione (come quelle mediche). Non fanno parte del novero dei periodi riscattabili i master, anche se universitari.

Un’ulteriore opzione, completamente gratuita, è quella rappresentata dal cumulo contributivo. Analogamente all’Ape sociale, infatti, quota 100 sarà accessibile agli assicurati che abbiano collezionato periodi contributivi in qualsiasi gestione assicurativa Inps (Ex Inpdap, Enpals, Artigiani e Commercianti, inclusa la gestione separata) a condizione che i contributi non siano cronologicamente sovrapposti. Viceversa il cumulo non potrà consentire di aumentare l’anzianità contributiva. Rimangono escluse le casse professionali per iscritti ad albo (Enpam, Cassa forense eccetera): in questi casi, così come per opzione donna, se i lavoratori e le lavoratrici vorranno utilizzare tali periodi accantonati presso le casse per liberi professionisti dovranno sostenere l’onere della ricongiunzione, che serve materialmente a trasferire i contributi rivalutati da una Cassa alla gestione accentrante Inps.

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