Rapporti di lavoro

Equo compenso anche ai senza albo

di Giorgio Pogliotti

Estendere l’ equo compenso anche per le professioni non ordinistiche . Considerando «manifestamente sproporzionato» all’opera professionale un ammontare inferiore agli usi rilevati e accertati con decreto del ministro dello Sviluppo economico, anche avvalendosi delle Camere di commercio, sentite le associazioni professionali.

È quanto prevede un emendamento al Ddl sull’equo compenso presentato dal presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Epi), stabilendo che il compenso inferiore ai minimi stabiliti dai parametri vigenti debba ritenersi iniquo. La nullità delle clausole contrattuali difformi, secondo questa proposta, può essere fatta valere solo dal professionista individuale.

Si tratta di una novità, dal momento che il Ddl aveva individuato il perimetro di applicazione nelle professioni ordinistiche, considerando per la misura dell’equità del compenso il riferimento ai parametri vigenti ma attualmente limitati nell’impiego al contenzioso, ferma restando la discrezionalità del giudice nel valutare caso per caso. In base a questo principio, salvo prova contraria, il compenso inferiore ai minimi stabiliti dai parametri vigenti si deve ritenere iniquo. Il Ddl stabilisce anche il dies a quo, per la decorrenza del termine di prescrizione dell’azione di responsabilità professionale in caso di non corretto esercizio della prestazione, individuandolo nel giorno del compimento della stessa da parte del professionista iscritto all’ordine .

Alla scadenza di ieri sono state 58 le proposte di modifica presentate in Commissione Lavoro: «ci sono le condizioni per dare finalmente una risposta alle professioni ordinistiche e non - spiega Sacconi -. La prossima settimana auspico si possa iniziare a votare il testo in commissione». Ai professionisti non iscritti agli ordini fa riferimento anche un Ddl del presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd).

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