Oltre la metà degli addetti si dedica alla ricerca
«Le faccio un esempio. Grazie alla ricerca sui polimeri speciali, siamo arrivati a progettare protesi dentarie con materie plastiche che sostituiscono i componenti metallici. Sono prodotti d’avanguardia e dalle caratteristiche tecniche molto elevate. Ebbene per supportare questa nuova linea produttiva abbiamo bisogno di ricercatori e scienziati aperti all’innovazione, con PhD e skills elevate alle spalle».
Marco Colatarci è country manager della Solvay in Italia, la multinazionale del settore chimico con sede a Bruxelles, Belgio, presente in una sessantina di Paesi, circa 27mila dipendenti, di cui 2mila nel Belpaese. Per lui le nuove tecnologie e Industria 4.0 hanno avuto «un impatto forte» sul mondo delle imprese, «la nostra azienda, per esempio, sta puntando sulla chimica di specialità»; e conseguentemente, sulle politiche occupazionali: «Selezioniamo laureati in chimica, con un solido bagaglio di competenze tecnico-scientifiche. Ma si guarda anche a un approccio flessibile e a prestare attenzione al cliente finale».
In generale, la chimica è un comparto da sempre all’avanguardia sul fronte competenze: gli ultimi dati Federchimica indicano che su 100 neo-assunti 28 sono laureati (l’intero comparto ha una quota di “dottori” doppia rispetto alla media dell’industria). Si guarda poi agli Its, gli Istituti tecnici superiori: «Da qui selezioniamo i nostri tecnici di laboratorio».
Insomma, un’elevata specializzazione del capitale umano che anche in Solvay serve: «Nella divisione commodity, cioè della chimica di base, per farle un altro esempio - aggiunge Colatarci - stiamo utilizzando il bicarbonato per migliorare l’alimentazione per gli allevamenti. E per spingere l’innovazione abbiamo bisogno, in particolare, di esperti di marketing, soprattutto digitale, visto ormai l’avvento del 4.0».
In questo, la ricerca gioca un ruolo strategico nel settore chimico: «Nel nostro centro di Bollate, Milano, uno dei sette siti che abbiamo in Italia - conclude Colatarci - su oltre 400 addetti, oltre la metà sono ricercatori. Qualche risultato raggiunto? Beh, lo scorso anno abbiamo depositato presso la comunità europea 78 brevetti. Non sono propri pochi».