Previdenza

Pensioni, stop al cumulo di tre anni per chi «esce» con quota 100

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di Davide Colombo e Marco Rogari

Un decreto legge con “quota 100” e reddito di cittadinanza subito dopo l’approvazione parlamentare della legge di Bilancio. A indicare con decisione la tabella di marcia per il «superamento della legge Fornero» è nuovamente il vicepremier Luigi Di Maio che cerca di spazzare via i dubbi scaturiti dal restyling del Documento programmatico di bilancio inviato ieri notte a Bruxelles. Nel DpB l’efficacia immediata delle misure su previdenza e lotta alla povertà che era prevista dal primo testo recapitato alla Commissione Ue è diventato ora «da definire con legge collegata». Ma Di Maio assicura: «Non c’è slittamento, collegato o calende greche, la soluzione ce l’ho pronta», un Dl per far decollare le due misure rispettivamente a febbraio e marzo. Anche se ancora ieri nelle riunioni tecniche restava aperta l’ipotesi di far confluire il pacchetto pensioni e il reddito di cittadinanza in altrettanti emendamenti al Ddl di Bilancio da presentare nei prossimi giorni alla Camera. Con qualche novità almeno sul fronte previdenziale. A cominciare dalla possibilità di allungare fino a 36 mesi il divieto di cumulo pensione/lavoro per chi scegliesse di ritirarsi dall’anno prossimo con “quota 100”.

La nuova anzianità (62 anni e 38 di contributi) avrebbe requisiti fissi, ovvero non agganciati agli adeguamenti automatici alla speranza di vita, uno stabilizzatore della spesa che a questo punto rimane solo per il requisito di vecchiaia (dall’anno prossimo e per tre anni a 67 anni). Per arrivare a “quota 100” le lavoratrici con almeno due figli potranno poi contare su un bonus di contributi aggiuntivi (si parla di sei mesi), mentre per le altre lavoratrici è confermato l’allungamento di “opzione donna”.

Viene prorogata fino a fine 2019, quindi di un altro anno, anche l’Ape sociale, ovvero il prestito-ponte finanziato dallo Stato per consentire il pensionamento a lavoratori in condizioni di disagio ai quali mancano solo 3 anni al raggiungimento dei requisiti. La scelta è stata fatta alla luce degli ultimi dati sull’utilizzo di questo ammortizzatore di ultima istanza: a fronte del miliardo e 800 milioni disponibili ne sono stati utilizzati solo 600. «Abbiamo scelto di mantenere questo strumento perché utile per particolari categorie e complementare a quota 100 - ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon -. Al termine del prossimo anno vedremo quali scelte fare». Su “quota 100”, ha poi aggiunto Durigon, i calcoli che si stanno facendo al ministero dimostrano «che chi non ci sarà alcuna perdita bensì un guadagno nell’arco della durata complessiva del pensionamento perché contano anche gli anni in più di assegni percepiti da chi si ritira prima».

Le misure sulle pensioni sono pronte, definite e “pesate” in sede tecnica da Inps, hanno fatto sapere fonti vicine al dossier, precisando che per il momento si ipotizza il ritorno dello schema di indicizzazione all’inflazione su tre scaglioni (legge 388/2000), salvo modificarlo poi nell’eventuale decreto post-manovra. Anche il pacchetto per il reddito e pensioni di cittadinanza sarebbe definito, tanto è vero che i tecnici del governo consideravano ieri molto probabile la chiusura del dossier entro il fine settimana.

Resta infine da sciogliere il nodo del contributo di solidarietà per le “pensioni d’oro”. Le ipotesi al vaglio non sono cambiate. Quella più gettonata prevede un prelievo quinquennale facendo leva su 5 distinte aliquote: si partirebbe da 8-10% per gli assegni fino al 130mila euro lordi l’anno; 12-14% fino a 200mila; 14-16% fino a 350mila; 16-18% fino a 500mila e 20% secco oltre il mezzo milione. Il prelievo non scatterebbe invece per le pensioni prevalentemente contributive anche se si starebbe valutando una ulteriore opzione per colpire indistintamente tutti i trattamenti elevati ma solo con quattro aliquote. Pare ormai quasi certo che il contributo di solidarietà non entrerà in legge di Bilancio. A questo punto i veicoli legislativi più probabili restano quelli del disegno di legge collegato, insieme ad altre misure come l’adeguamento dei fondi bilaterali per il co-finanziamento di “quota 100”, oppure del decreto annunciato da Di Maio.

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