Contrattazione

Statali, la «disciplina» cambia dal 22 giugno

di Gianni Trovati

Le nuove regole che ampliano i comportamenti sanzionati con il licenziamento dei dipendenti pubblici e blindano il procedimento disciplinare dal rischio di cadere per vizi formali si applicheranno agli illeciti commessi dal 22 giugno prossimo. È questo il primo effetto della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale», attesa per questa sera, del decreto che riforma le norme del lavoro pubblico in attuazione della riforma Madia.

Il nuovo Codice disciplinare è in effetti il primo capitolo della riforma ad avere effetti pratici con l’entrata in vigore del decreto. Cambiano subito anche le regole dei concorsi, con l’obbligo di testare la conoscenza dell’inglese e la possibilità esplicita di valutare per profili specifici il dottorato di ricerca, ma in questo caso la macchina avrà bisogno di tempo per partire davvero. In fatto di assunzioni, la data del 22 giugno è importante perché le regole sulle stabilizzazioni dei precari con più di tre anni di anzianità aprono le porte anche ai titolari di contratti scaduti, ma danno la precedenza a chi è in servizio alla data di entrata in vigore del decreto.

Questa data, poi, fa partire la clessidra che dà 30 giorni di tempo al governo per adottare il decreto necessario a far passare all’Inps la competenza sulle visite fiscali. Sono 90, invece, i giorni utili alla Funzione pubblica per definire le linee di indirizzo sulla programmazione del personale, cioè del meccanismo basato sui «fabbisogni di competenze» che dovrà sostituire il sistema attuale delle piante organiche: sempre entro 90 giorni dovrebbe arrivare il decreto di Palazzo Chigi (d’intesa con la Conferenza Unificata) con i parametri per individuare Regioni e Città metropolitane «virtuose» a cui permettere di aumentare i fondi per le parti accessorie della busta paga.

Sul versante disciplinare, le prime ricadute pratiche del decreto saranno sul piano della procedura. Il “processo” interno al dipendente che si macchia di comportamenti inadeguati andrà in tutti i casi concluso in 120 giorni, quindi con un raddoppio dei tempi rispetto ai 60 giorni previsti finora per le infrazioni minori che portano a sanzioni più leggere. Ma lo sforamento dei termini intermedi, o gli altri vizi formali, non potranno più far decadere procedimento e sanzioni.

A questo aspetto dovranno dedicare particolare attenzione i dirigenti responsabili, che secondo le nuove regole andranno licenziati quando con dolo o colpa grave non avviano o non portano a termine i procedimenti disciplinari. Il licenziamento, nel nuovo quadro, è minacciato anche per chi viola in modo «grave e reiterato» i codici di comportamento, mostra uno «scarso rendimento» a causa di ripetute violazioni di obblighi per i quali è già stato sanzionato, oppure incappa in «valutazioni negative» in ciascuno degli ultimi tre anni. Queste «valutazioni» sono ai fini disciplinari, e non vanno confuse con le pagelle che dovrebbero servire a differenziare i premi di produttività.

Le nuove regole servono anche ad avviare le trattative sul rinnovo dei contratti, che vedranno domani la prima data chiave con l’incontro fra governo, Aran ed enti territoriali sui contenuti della direttiva della Funzione pubblica: in agenda la distribuzione degli aumenti, il rafforzamento del secondo livello contrattuale, il contrasto all’assenteismo e l’avvio del nuovo welfare aziendale in salsa pubblica.

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