Contrattazione

Accordo sui voucher, incentivi per stabilizzare i contratti

di Marco Mobili e Claudio Tucci

Luigi Di Maio apre a «una doverosa riflessione» sulla possibile reintroduzione dei voucher; e indica quattro «categorie», vale a dire «baby sitter, agricolo-stagionale, giardinaggio, pulizie», su cui, in accordo con il Parlamento, e con determinate limitazioni per evitare abusi, si dice disponibile a valutare un ritorno dei buoni lavoro (del resto, oggi, per queste particolari tipologie di prestazioni, l’unico strumento negoziale applicabile è il contratto a chiamata, che ha, tuttavia, oneri e costi per le aziende).

Le parole pronunciate in audizione in Senato dal ministro del Lavoro aprono la strada a un probabile accordo con l’alleato di governo, la Lega, che da giorni preme per ripristinare, nei settori dell’agricoltura e del turismo, i voucher, abrogati, come si ricorderà, con effetto 1° gennaio 2018, dall’esecutivo Gentiloni al solo scopo di evitare il referendum abrogativo della Cgil. Lo strumento per reintrodurre i buoni lavoro è il decreto estivo, che ancora attende la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Sempre in sede di conversione del Dl, quando approderà alla Camera, si tenterà di introdurre, anche, «primi accenni» al taglio del costo del lavoro stabile, ha confermato ieri Di Maio. L’idea del governo è quella di disegnare, con il contributo parlamentare, un incentivo, più o meno automatico, sulle stabilizzazioni dei contratti a tempo determinato, considerata la stretta su questa tipologia negoziale in arrivo con il Dl d’estate.

Oggi, gli sgravi in vigore per spingere i rapporti a tempo indeterminato sono essenzialmente rivolti ai giovani; e a Sud e «Neet», questi ultimi due gestiti da Anpal.Ma al momento non stanno decollando: ad aprile, ultimo dato Inps, il bonus under35 (under30 dal 2019) ha incentivato appena 9.866 rapporti, tra nuovi contratti e trasformazioni, il 7,1% delle 138.496 assunzioni stabili complessive.

L’intervento, su cui è facile immaginare un’ampia convergenza politica, dovrebbe rappresentare un assaggio di un’operazione più ampia di riduzione del carico fiscale sul lavoro da mettere in campo, in autunno, con la legge di Bilancio. Qui, in particolare, si ragiona su un taglio selettivo, a partire da due settori innovativi e strategici, made in Italy e imprese digitali.

Se voucher e taglio al cuneo le posizioni di M5S e Lega si riavvicinano, su altri aspetti del Dl restano forti le tensioni. A cominciare dal ripristino delle causali nei rapporti temporanei, visto la critica unanime dell’intero mondo produttivo, una fetta del quale vicino al Carroccio. Altri nodi da affrontare a Montecitorio sono la stretta sul lavoro somministrato, per evitare di penalizzare oltremodo l’attività delle agenzie; e il regime transitorio, anche qui per scongiurare che l’entrata in vigore del provvedimento spiazzi piani e programmi assunzionali delle aziende già delineati da settimane (penalizzando le imprese stagionali).

C’è poi il nodo coperture che ha imposto anche ieri un rinvio ulteriore del via libera della Ragioneria e della pubblicazione in Gazzetta del Dl. Nella giornata di ieri i tecnici hanno lavorato, dopo i rilievi dell’Inps, per trovare 50 milioni richiesti dal probabile minor ricorso ai contratti a termine gravati già al primo rinnovo da 0,5% di maggiorazione contributiva (che dalla legge Fornero in poi viene utilizzata per finanziare la Naspi). Ballano ancora anche le coperture sull’esclusione dei professionisti dallo split payment (si veda la scheda), mentre è chiuso il quadro delle risorse per la stretta sul gioco, pari a 150 milioni per il prossimo anno e 200 milioni da 2020. Che saranno garantite dall’aumento dello 0,5% del Preu su slot (Awp) e Vlt a partire dal 1° maggio 2019.

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