Rimandato il recupero dello 0,1%
Rinviato a inizio 2018 il
La proroga ha un impatto di 208 milioni di euro sul bilancio dello Stato, che viene compensato con 60 milioni prelevati dal Fondo sociale per occupazione e formazione, 47 milioni presi da risorse per servizi e politiche attive del lavoro, 60 milioni dal Fondo per esigenze indifferibili, mentre 41 sono maggiori entrate derivanti da pensioni più “ricche”.
Dal punto di vista pratico, i pensionati non dovranno restituire lo 0,1% di quanto incassato nel 2015, pari, per esempio, a complessivi 13 euro a fronte di un assegno mensile di mille euro.
Il recupero verrà effettuato «in sede di rivalutazione delle pensioni per l’anno 2017», quindi a gennaio 2018. Sempre che non arrivi un’ulteriore proroga. Del resto già la scadenza di quest’anno è frutto della proroga del termine originariamente previsto per gennaio 2016.
Il gap dello 0,1% è stato generato dalla differenza tra l’adeguamento all’inflazione provvisorio (+0,3%) e definitivo (+0,2%) applicato nel 2015 sulla base della variazione dei prezzi del 2014. Poiché a inizio 2016 gli importi delle pensioni non sono cresciuti, a causa dell’inflazione negativa registrata l’anno precedente, per non ridurre gli assegni è stato deciso di rinviare il conguaglio di un anno. Tuttavia la stessa situazione si è ripresentata all’inizio di quest’anno e di conseguenza si è rimandato di altri dodici mesi il prelievo.