Previdenza

Cassa dottori: gli aiuti per gli studi in attesa del visto ministeriale

di Federica Micardi

La Cassa di previdenza dei dottori commercialisti vuole lanciare un nuovo sistema di welfare per agevolare gli studi professionali e i neo iscritti.

Un’iniziativa maturata già lo scorso anno - e infatti la delibera che prevede l'avvio di queste attività è datata novembre 2017 - che attende l’approvazione da parte dei ministeri vigilanti. «A novembre 2017 il Cda ha approvato due delibere – racconta il presidente della Cnpadc Walter Anedda – che sono poi state corrette a luglio in base a una serie di interventi, soprattutto formali, chiesti dai ministeri».

La “lentezza” nell’approvazione delle delibere è spesso legata a un iter di approvazioni incrociate (nel caso dei commercialisti i ministeri vigilanti sono quelli del Lavoro e dell’Economia) che è stato pensato quasi tren’anni fa (prima della privatizzazione), «forse - suggerisce Anedda - è arrivato il momento di aggiornare i sistema per rendere questi passaggi più efficienti e al passo con i tempi».

Le iniziative che la Cnpadc vorrebbe mettere in campo prevedono che la Cassa si faccia carico della polizza assicurativia di responsabilità civile per chi comincia la professione, e anche la possibilità di estendere le coperture assicurative ai tirocinanti. O ancora la Cassa vorrebbe emanare dei bandi per aiutare finanziariamente gli studi che intendono accorparsi o acquistare clientela professionale. «Tutte inziative che vorremmo far partire nel 2019, spero perciò che il nulla osta ministeriale arrivi entro la fine dell’anno».

Secondo Anedda questi incentivi che la Cassa vorrebbe mettere in campo rientrano nel concetto di “economia reale”. «Si parla tanto degli investimenti delle Casse nell’economia reale, pensando solo al mondo delle imprese - sottolinea Anedda - invece anche i professionisti producono Pil, assumono personale, e fanno parte del sistema economico».

A proposito degli incentivi messi in campo dal Governo per incentivare gli enti di previdenza privati ad investire in economia reale, secondo Anedda elevare dal 5 all’8% l’esenzione per gli investimenti qualificati rischia di essere un buco nell’acqua. «Già alla fine del 2017 - evidenzia Walter Anedda - le Casse di previdenza iscritte all’Adepp avevano raggiunto il 7,6% di questi investimenti, per esempio la Cnpadc ha già superato il 7% e mi risulta che le Casse di maggiori dimensioni, che sono poi quelle che potrebbero immettere nel sistema capitali significativi, hanno già superato questo tetto». Perché questo incentivo dia dei frutti e non resti solo una buona intenzione secondo Anedda la percentuale dovrebbe essere almeno del 10% per cento.

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