Rapporti di lavoro

Professionisti, la pandemia non scalfisce il gap nei redditi tra Nord e Sud

Trentino Alto adige e Lombardia in cima alla scala dei guadagni, ultime Calabria, Molise e Basilicata dove si arriva a incassare oltre 4 volte in meno. Densità, donne e mercato tra le cause

di Valeria Uva

Un avvocato di Milano guadagna in media 3,65 volte in più di un suo collega di Catanzaro. Ancora più grande la distanza per commercialisti e ragionieri: a Bolzano un consulente fiscale può contare su un reddito 4,2 volte superiore rispetto al suo collega di Reggio Calabria. Sono solo alcuni esempi del cosiddetto geogap, ovvero, del divario territoriale tra i redditi medi di varie categorie professionali. Una distanza che le differenze nel costo della vita tra Nord e Sud non bastano a colmare. Il problema - al di là di qualche possibile comportamento opportunistico - è comune a tutti i liberi professionisti. Secondo il rapporto Adepp 2022 «i professionisti nel Sud Italia dichiarano un reddito del 48% inferiore ai colleghi del Nord Italia mentre i professionisti del Centro Italia dichiarano il 21% in meno».

Si parte da un unico dato comune: il reddito medio complessivo dei professionisti nell’anno della pandemia (ultimi dati disponibili) ha superato di poco i 36mila euro. Poi la galassia di quasi due milioni di professionisti si polarizza con grandi differenze per categoria, età, genere e, appunto, luogo di esercizio della professione. Ad esempio, si va dai 36.235 euro massimi dell’architetto in Trentino Alto Adige agli oltre 117mila del commercialista nella stessa Regione (si veda il grafico a fianco). Anche se i consulenti fiscali comunque partono dagli oltre 27mila euro della Calabria per arrivare agli irraggiungibili 117mila, sempre del Trentino (ottenuti dalla Fondazione studi della categoria con la media tra commercialisti e ragionieri). Distanze che nel tempo restano inchiodate: il rapporto tra Regione più ricca e quella più povera per gli avvocati nel 2017 era pari a 3,75, appena 0,10 punti in più rispetto agli attuali 3,65 e per i commercialisti era di 4,3 nel 2018, contro gli attuali 4,2. Scenari non destinati a cambiare nell’immediato. L’Osservatorio su professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano ha indagato la redditività 2021 rispetto al 2020, per singole categorie su base territoriale e le distanze restano: in Campania ad esempio ben l’82% dei consulenti del lavoro dichiara una flessione, contro solo il 21% della Lombardia. «La pandemia ha penalizzato soprattutto gli studi non attrezzati con il digitale, in molte realtà di provincia si lavorava con i faldoni e senza il cloud» ricorda Claudio Rorato, direttore dell’ Osservatorio.

La densità

Le ragioni del gap sono diverse e non tutte riconducibili allo sviluppo economico differente tra Nord e Sud. A pesare è anche la densità di professionisti (e quindi di concorrenti) rispetto alla popolazione. Si sa ad esempio che gli oltre 241mila avvocati in attività sono troppi, ma non è ovunque la stessa cosa. In Calabria - censisce la Cassa forense - ce ne sono 6,9 ogni mille abitanti, il doppio della Lombardia, che di abitanti ne conta otto volte tanti. E guarda caso le due Regioni rappresentano i poli estremi del geogap. Ancora più in dettaglio: nel distretto di Catania operano 8.338 legali, in quello di Brescia (che comprende anche Bergamo e Mantova) solo 6.011.

Situazione analoga per i commercialisti: ce n’è uno ogni 716 abitanti nella Regione più ricca che è il Trentino Alto Adige, contro i 421 della Calabria (per non parlare di Campania e Puglia dove il rapporto scende sotto i 400 abitanti per professionista) secondo l’ultimo rapporto della Fondazione. C’è anche un gap di genere dentro a quello territoriale: uno su due tra gli avvocati che hanno visto peggiorare il giro d’affari nel 2020 è donna e lavora al Sud.

Le scelte

A incidere è anche la concentrazione in un mercato tradizionale «asfittico, a basso valore aggiunto» per dirla con le parole del Censis secondo cui il 43% del fatturato dei legali viene da attività giudiziale in sede civile e si genera da privati. Molto meno dalle aziende. Anche per i commercialisti alla base del gap ci sono le differenze tra economie.  «Il Sud con un minor numero di imprese resta un mercato a basso valore aggiunto» commenta Tommaso Di Nardo, ricercatore della Fondazione nazionale dei commercialisti. Eppure mentre per gli avvocati la pandemia non ha fatto che aumentare le distanze (-4,8% nei redditi in Lombardia contro il -6,8% della Calabria) per i commercialisti l’effetto è stato inverso con un Nord praticamente fermo (-0,1%) e un Mezzogiorno in ripresa (+2%).«Le regioni con i redditi medi più bassi hanno reagito meglio alla pandemia, mentre il Nord ha subito di più la crisi - commenta Di Nardo - del resto la nostra è una professione anticiclica che resiste meglio nei momenti di difficoltà economica».

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