Previdenza

L’Ape sociale «premia» gli importi bassi

di Davide Colombo e Matteo Prioschi

Il miglior trattamento fiscale e la possibilità di cumulare l’indennità ponte con altri strumenti finanziari come l’Ape volontario o la rendita temporanea anticipata (Rita) garantiranno ai beneficiari dell’Ape sociale un assegno in diversi casi più pesante della pensione futura. Lo dimostrano i tre esempi che pubblichiamo a fianco: più bassa sarà la pensione a regime su 13 mensilità e più è probabile che nel periodo in cui si incassa l’Ape sociale con 12 mensilità si ottenga un reddito leggermente superiore.

Infatti sull’Ape sociale si applicano tutte le detrazioni e i crediti d’imposta riconosciuti ai redditi da lavoro dipendente (incluso il famoso assegno da 80 euro) che nei redditi da pensione non valgono. Da ciò ne consegue che, a parità di importo lordo, l’Ape netta sarà più alta della pensione netta. Per esempio, a fronte di un lordo di 1.000 euro, la pensione netta mensile è di 870 euro, che per 13 mensilità determina un totale di 11.310 euro. L’Ape netta, invece, è di 980 euro, che per 12 mensilità fa 11.760 euro. Nel terzo esempio, dove la pensione di partenza è più consistente, per pareggiare gli importi netti è necessario integrare l’Ape sociale con quello volontario.

Oltre al vantaggio fiscale si deve aggiungere che l’Ape sociale può essere cumulato con redditi da lavoro dipendente o autonomo di importo massimo rispettivamente pari a 8mila e 4.800 euro annui.

Nei calcoli pubblicati a fianco l’importo lordo dell’Ape, che è pari a quello della pensione al momento di accesso all’Ape stesso, e quello della futura pensione sono ipotizzati equivalenti. In realtà con il variare dell’età cambia il coefficiente di trasformazione del montante per la quota contributiva. Tuttavia la differenza effettiva sarà minima in quanto gli ex lavoratori degli anni ’50 nella maggior parte dei casi hanno la pensione calcolata con il sistema ex retributivo, in base al quale il contributivo si applica dal 2012 in poi. Nella pratica la pensione lorda di partenza potrebbe essere più alta di circa l’1% rispetto all’Ape.

Vale la pena in questo ambito ricordare la norma che assicura la prestazione anche nel caso in cui, con l’aggiornamento della speranza di vita, tra due anni si spostassero di qualche mese i requisiti di anzianità o vecchiaia. L’Ape verrà erogata fino all’ultimo mese utile prima della decorrenza della pensione a regime. Entro la fine di quest’anno i ministeri dell’Economia e del Lavoro dovranno fissare in un decreto interministeriale le nuove aspettative di vita che scattano nel 2019: si parla di un aumento di 2 o 3 mesi.

In questo caso i nuovi termini valgono anche per chi si trova in Ape sociale (mentre non avranno valore sugli anticipi degli usuranti) ma l’assegno verrà comunque pagato nei mesi aggiuntivi di attesa. L’Ape sociale, insomma, non potrà in nessun caso produrre nuovi esodati che si trovino, foss’anche per un solo mese, senza ammortizzatore sociale prima della decorrenza della pensione.

Grafica: Gli esempi

Gli esempi

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©