Contrattazione

Congedi di paternità, Bruxelles fissa almeno 10 giorni

di Beda Romano

Parlamento, Consiglio e Commissione hanno raggiunto ieri qui a Bruxelles un sofferto accordo su una direttiva che regolamenterà, tra le altre cose, i congedi di paternità nei paesi membri dell’Unione. L’intesa politica, che mira a garantire un delicatissimo equilibrio tra impegni professionali e impegni famigliari, è giunta dopo un lungo e faticoso negoziato diplomatico. Dovrà ora essere approvata dall’assemblea parlamentare e dai Ventotto.

La commissaria agli affari sociali Marianne Thyssen si è congratulata, parlando di «enorme passo avanti verso una Europa sociale». Nell’autunno del 2017, si era tenuto un vertice europeo nella città svedese di Goteborg nel quale fu approvato dai governi la Carta europea dei diritti sociali. Tre i filoni fissati all’epoca: uguale opportunità nell’accedere al mercato del lavoro, condizioni eque di lavoro, protezione e inclusione sociali (si veda il Sole 24 Ore del 18 novembre 2017).

Il pacchetto legislativo introduce un congedo di paternità di almeno 10 giorni al momento della nascita del figlio. Il compenso, secondo il progetto di direttiva, dovrà essere come minimo pari all’attuale retribuzione in caso di malattia. In questo momento, non vi è alcuno standard in questo campo a livello comunitario. Il testo legislativo introduce anche un congedo parentale di quattro mesi, due dei quali non trasferibili e retribuiti. Il livello «adeguato» della retribuzione sarà deciso dallo stato membro.

Inoltre, l’accordo di ieri tra Parlamento, Consiglio e Commissione prevede il congedo per venire in aiuto a parenti e genitori, in tempo di malattia o vecchiaia. Sarà di cinque giorni all’anno. Infine, il progetto di direttiva stabilisce che genitori con figli di almeno otto anni di età potranno chiedere meccanismi personalizzati per venire incontro alle loro esigenze: orari ridotti, orari flessibili, e anche flessibilità per quanto riguarda il luogo di lavoro.

L’obiettivo della proposta della Commissione è di ridurre il divario tra uomo e donna nel mondo professionale. Ancora oggi, il tasso di occupazione delle donne è di 11,5 punti percentuali inferiore a quello degli uomini. Il 57,4% delle donne ha un lavoro a tempo pieno, rispetto al 75,5% degli uomini. La responsabilità nella cura di anziani e bambini spiega l’inattività delle donne secondo il 31% delle signore inattive. Il 31,1% delle donne ha un lavoro a tempo parziale, rispetto all’8,2% degli uomini.

Secondo Bruxelles, ridurre le differenze tra i sessi dovrebbe essere benefico anche alle imprese perché il divario provoca perdite economiche per 370 miliardi di euro all’anno. La direttiva riguarderà solo i lavoratori dipendenti, anche perché la base legale, l’articolo 153 dei Trattati, consente solo questa opzione. Due aspetti hanno complicato il negoziato: la trasferibilità del congedo parentale (Bruxelles aveva proposto quattro mesi non trasferibili) e il desiderio dei governi di fissare le remunerazioni.

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