Previdenza

Cumulo gratuito, allarme Casse

di Giuseppe Latour

Circa 65mila tra ingegneri e architetti. E quasi duemila commercialisti. L’impatto che il cumulo gratuito dei contributi pensionistici versati in differenti gestioni rischia di avere sui conti delle casse professionali prende forma: alcuni numeri sono stati resi noti durante il 62esimo Congresso degli ingegneri, in corso fino ad oggi ad Assisi. Ad essere molto colpito potrebbe essere il bilancio di Inarcassa: il costo stimato dagli uffici del presidente Giuseppe Santoro è pari a 550 milioni di euro. Sarà invece “ridotto” l’impatto sulla Cassa di previdenza dei dottori commercialisti che, però, ha anche da sbrogliare la questione delle adesioni alla rottamazione delle cartelle esattoriali: le istanze di iscritti Cnpadc sono state circa cinquemila.

La seconda giornata di Congresso ha visto l’intervento della presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e del Comitato unitario degli ordini professionali, Marina Calderone, che ha mostrato ottimismo sul fronte dell’equo compenso: «Il nostro compito è mettere a sistema tutte quelle adesioni morali che ci sono state fatte da tutte le parti politiche» e che compongono una «adesione trasversale». La strada potrebbe passare dal Ddl Sacconi, ma anche da un altro testo alla Camera, purché ci sia «un percorso di approvazione veloce». Il presidente degli ingegneri, Armando Zambrano ha invece invitato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando a fare qualche passo in direzione dell’equo compenso: «Saremmo grati al ministro se si attivasse e recuperasse così il tempo perduto».

Tornando alla previdenza, la situazione di Inarcassa è stata descritta dal presidente Giuseppe Santoro, che ha raccontato il colpo in arrivo per i conti dell’ente: «Il cumulo gratuito dovrebbe coinvolgere circa 65-66mila professionisti che non sono più iscritti a Inarcassa. Questo significa per i nostri bilanci un onere di circa 550 milioni».

Ancora non è chiaro, però, chi metterà sul piatto questo denaro. E, per Santoro, a farlo dovrebbe essere lo Stato: «In assenza di risorse statali, o si aumenta la contribuzione o si abbassano le pensioni oppure, addirittura, dovremmo intaccare il nostro patrimonio». Insomma, «posto che il principio del cumulo gratuito è sacrosanto, bisogna trovare una soluzione che non gravi sui nostri iscritti».

L’allarme di Santoro è condiviso anche da Walter Anedda, presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti, che alla vigilia del tax day ha voluto richiamare l’attenzione sul carico di scadenze, «non più sopportabile per gli studi professionali». Sul cumulo, per Anedda i numeri sono più clementi. «Stimiamo un impatto ridotto, grazie al fatto che noi utilizziamo il sistema contributivo già dal 2004». I professionisti usciti dalla Cnpadc e ora in predicato di sfruttare il nuovo istituto sono poco meno di duemila. Al di là delle cifre, però, per Anedda è importante affermare un principio di equità: «Da parte nostra c’è perplessità, perché ad oggi c’è il rischio è che il carico ricada sui nostri iscritti. Sarebbe stato più corretto prevedere una copertura pubblica». Anche perché, come ha detto Calderone, «le Casse di previdenza private e privatizzate sono un’eccellenza, rispetto ad una previdenza pubblica che fa acqua da tutte le parti». La copertura pubblica, comunque, dai contatti in corso con il Governo non pare all’orizzonte.

Altro fronte aperto per la Cassa dei commercialisti è quello della rottamazione delle cartelle: l’ente non aderisce alla definizione agevolata e ai 5mila commercialisti che si sono rivolti ad Equitalia per rottamare le cartelle (sia per debiti previdenziali e sia per altri debiti che non riguardano la Cnpadc) la Cassa ha scritto per comunicargli la sua “non adesione”.

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