Previdenza

Ape-donne, si tratta sullo «sconto». Boeri: serve più lavoro

di D.Col. e G.Pog.

Riparte dall’uscita anticipata delle donne il confronto tra governo e sindacati sulle pensioni. All’incontro di oggi pomeriggio che si terrà al ministero del Lavoro, Cgil, Cisl e Uil sono decise a rilanciare una serie di richieste in vista della legge di Bilancio.

Per consentire un maggiore utilizzo dell’Anticipo pensionistico sociale alle lavoratrici che rientrano tra le categorie che beneficano di questo ammortizzatore, nell’ultima riunione il governo aveva proposto di introdurre uno “sconto” contributivo di sei mesi per ogni figlio fino a un massimo di 2 anni. Questo potrebbe consentire di utilizzare il prestito ponte alle donne con almeno 63 anni di età e 28 anni di contribuzione(invece di 30 anni come previsto attualmente in caso di disoccupazione) e 34 anni di contributi per le lavoratrici impegnate in attività gravose (invece di 36). Per i sindacati bisogna fare di più.«Se riconosciamo il valore sociale della maternità - spiega Maurizio Petriccioli (Cisl) - è difficile limitare l’anticipo pensionistico alle sole donne rientranti nell’Ape sociale, occorre estenderlo a tutte, sia quelle che vanno in pensione con il contributivo come prevede la legge Dini, che con il regime misto. Inoltre lo “sconto” deve essere maggiore». I sindacati oggi proporranno l’anticipo di un anno per ogni figlio con un massimo di tre anni. Altra richiesta sindacale, spiega Domenico Proietti (Uil) è di «valorizzare il lavoro di cura prestato dalle donne riconoscendo un bonus, tramite contributivi figurativi, per i periodi di congedo per maternità, avvenuti dentro e fuori il rapporto di lavoro. Per definire la platea, si può far riferimento a chi usufruisce della legge 104». Per il presidente dell’Inps, Tito Boeri, le donne correrebbero però due rischi: quello di uscire dal lavoro con pochi contributi e un assegno basso e di introdurre una discriminazione tra donne che fanno figli e altre che non ne hanno fatti: «Diamo un messaggio sbagliato - dice - a quelle che si impegnano appieno nel lavoro». Quello che serve per le donne madri - è il ragionamento di Boeri - è più lavoro e non interventi che riducano i requisiti di accesso per la pensione di vecchiaia. Roberto Ghiselli (Cgil) considera «fantasiose e singolari» le dichiarazioni di Boeri, utilizzate per «screditare un intervento di equità, l’anticipo pensionistico non sarebbe un obbligo, ma una facoltà da garantire alle donne e a chi svolge lavori di cura». Su questo punto potrebbero esserci margini di apertura dal governo che invece appare fermo su un’altra richiesta dei sindacati che premono per congelare l’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aumento dell’aspettativa di vita, destinato a salire a 67 anni nel 2019 (dagli attuali 66 anni e 7 mesi). Il governo attende di conoscere i dati Istat previsti per metà ottobre, ma non sembrano esserci margini di manovra dopo che la Ragioneria generale dello Stato e l’Inps hanno bocciato l’ipotesi di rinvio.

Al tavolo di oggi è attesa una ricognizione complessiva sui punti affrontati finora, compreso il nodo della riforma della governance dell’Inps e quello dell’indicizzazione delle pensioni all’inflazione in attesa della sentenza della Corte costituzionale in ottobre.

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