Dopo 15 anni specialisti sanitari sotto la soglia del 50 per cento
Nonostante i numeri siano in crescita, i professionisti della sanità in regola con gli obblighi formativi sono ancora meno della metà. A superare la soglia del 50% dei professionisti certificabili - ossia di quelli che nel triennio 2014-2016 hanno completato il loro iter formativo - sono infatti solo i medici (54%) e gli odontoiatri (51%): i farmacisti si fermano al 49%, gli assistenti sanitari al 47%, mentre infermieri e veterinari si attestano al 32 per cento.
Questa è la fotografia scattata dal Sole 24 Ore sulla base dei dati elaborati dal Cogeaps (Consorzio tra professioni sanitarie che gestisce l’anagrafe nazionale dei crediti formativi) e forniti dagli Ordini di riferimento. Il Consiglio nazionale dei biologi, appena uscito da una fase di commissariamento, ha ricevuto dal Cogeaps i dati relativi ai professionisti che lavorano nelle strutture sanitarie, ma ha preferito, al momento, non renderli disponibili. Per gli altri biologi, invece, l’obbligo formativo non è operativo perché il regolamento di attuazione non è stato mai approvato. Situazione simile per gli psicologi: il regolamento attuativo varato nel 2013 non ha infatti ottenuto il via libera ministeriale e il Consiglio nazionale ne sta ora mettendo a punto uno nuovo.
Nella sanità il sistema di aggiornamento e formazione continua si basa sui crediti Ecm (Educazione continua in medicina), previsti nel 1999 dalla riforma Bindi (Dlgs 229), ma operativi dal 2002 e a regime solo dal 2008. Il primo triennio che si è concluso con il rilascio di certificazioni è stato però il 2011-2013, quando è risultato in regola con gli obblighi formativi previsti dalla legge solo il 41,2% di medici e odontoiatri, il 39,9% dei farmacisti e il 21,2% dei veterinari.
«Nel triennio 2014-2016 sono stati conseguiti 20 milioni di crediti in più rispetto a quelli del 2011-2013 e questo è un dato straordinariamente positivo», dice Sergio Bovenga, presidente del Cogeaps e segretario della Fnomceo, la federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri. «Bisogna inoltre chiarire - continua Bovenga - che non c’è piena equivalenza fra formazione e certificazione Ecm perché esistono percorsi formativi che non vengono accreditati, come ad esempio il training in sala operatoria».
Rispetto al triennio 2014-2016, la commissione Ecm ha concesso a chi aveva adempiuto almeno al 50% dell’obbligo altri 12 mesi per recuperare i crediti mancanti.
Le sanzioni rientrano nella potestà disciplinare dei singoli ordini. «Per i medici - aggiunge Bovenga - più che di sanzioni si deve parlare di perdita di opportunità, perché la certificazione è diventata un requisito utile, ad esempio, per partecipare a concorsi».
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