Previdenza

Cuneo, «dote» Inail di 400-600 milioni per rafforzare il taglio

di Marco Rogari e Claudio Tucci

Un cantiere nel cantiere. È quello della revisione delle tariffe Inail che potrebbe portare in dote almeno altri 400-600 milioni all’operazione sul taglio del cuneo (v. Il Sole 24 Ore di domenica). Se il doppio intervento dovesse arrivare in porto, per la riduzione del costo del lavoro, a partire da quello “stabile”, ci sarebbero sul piatto tra gli 1,4 e i 2,1 miliardi. Un’operazione vista con molto favore al ministero del Lavoro. Anche se restano diversi nodi da sciogliere: dall’ok del ministero dell’Economia al decreto ministeriale con cui Luigi Di Maio dovrebbe far scattare le nuove tariffe fino alla tipologia della revisione tariffaria da realizzare per la quale le imprese rivendicano criteri di equità.

Già da diversi mesi Confcommercio e Confartigianato, così come anche Confindustria, hanno posto l’accento sulla necessità di rivedere e alleggerire il “sistema” tariffario Inail anche per favorire la riduzione del costo del lavoro. E pure nell’attuale maggioranza sono in molti a pensare che un aggiornamento, atteso da lungo tempo, non sia rimandabile.

Già attualmente per effetto delle misure introdotte dalla legge di stabilità targata Letta le tariffe Inail producono un effetto permanente di contenimento del costo del lavoro di 1,2 miliardi l’anno. Con una riduzione di 5-10 punti del tasso di tariffa medio l’asticella verrebbe portata a quota 1,6-1,8 miliardi consentendo quindi un ulteriore alleggerimento del cuneo dell’ordine di 400-600 milioni. Un intervento che oltretutto appare compatibile con la situazione finanziaria dell’Inail. L’Istituto presenta infatti in bilancio un avanzo annuo superiore agli 1,6 miliardi. Del resto, lo stesso ministro del Lavoro, e vicepremier, Luigi Di Maio nelle scorse settimane ha fatto esplicito riferimento a un coinvolgimento dell’Inail nel piano di rilancio dell’economia reale.

A ritenere opportuna una riduzione delle tariffe Inail è in particolare il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. «È un dossier che stiamo monitorando attentamente in vista dell’autunno», afferma Durigon, che aggiunge: «Puntiamo a ridurre sensibilmente il costo del lavoro per le imprese».

Ma uno snodo chiave per arrivare alla firma del decreto ministeriale è il parere del Mef sulla compatibilità finanziaria dell’operazione. Da via XX settembre non si sarebbero ancora pronunciati in via definitiva.

Anche le imprese guardano con attenzione all’intervento. «La revisione delle tariffe Inail, dovrebbe avvenire con frequente regolarità e non a intervalli di tempo lunghi e irregolari – spiega Pierangelo Albini, direttore dell’area lavoro, welfare e capitale umano di Confindustria –. Fare ciò , peraltro, permetterebbe di tener conto più tempestivamente delle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro; quindi, di applicare tariffe più giuste alle aziende, assicurando, in ultima istanza, anche una maggiore equità complessiva alla gestione del sistema assicurativo».

Il coinvolgimento di Inail nella prossima manovra alla quale sta lavorando il Governo, insieme alla Nota di aggiornamento del Def che la precederà, potrebbe non esaurirsi al capitolo costo del lavoro. La lente è anche sui quasi sei miliardi di investimenti mirati alla valorizzazione di immobili pubblici (federal building) edilizia scolastica e edilizia sanitaria già stanziati da qualche anno dall’Istituto ma rimasti incagliati (v. Il Sole 24 Ore del 17 agosto scorso). Risorse che potrebbero essere sbloccate senza incidere sui saldi di finanza pubblica. Sul fronte dell’edilizia sanitaria per la programmazione in corso sono previste risorse per 2,5 miliardi alle quali si aggiunge il piano per la realizzazione dei cosiddetti “federal building” (già 700 i milioni stanziati). Quanto al capitolo scuole, un Dpcm del dicembre 2015 individua 202 richieste di finanziamento per oltre 700 milioni. Con le altre iniziative si arriva a 1,7 miliardi.

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