Cassa giornalisti, i requisiti si avvicinano al pubblico
Si stringono le maglie sulla pensione dei giornalisti. Aumentano l’età anagrafica e l’età contributiva, si passa al “meno generoso” calcolo contributivo e viene introdotto un contributo di solidarietà sulle pensioni in essere pari o superiori a 38mila euro lordi l’anno (da un minimo dell’1% sotto i 57mila euro a un massimo del 20% oltre i 200mila). Cambiano inoltre le regole sugli assegni di disoccupazione, anche se restano invariati quelli in essere.
Le nuove norme, approvate ieri dai ministeri del Lavoro e dell’Economia, che vigilano sull’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, entrano in vigore dal 1° gennaio 2017. Il testo presentato dall’Inpgi il 26 settembre - che rappresenta un’integrazione alla riforma del 2015 - non è stato approvato nella sua totalità: ci sono infatti alcune «misure che richiedono ulteriori approfondimenti e modifiche formali» e «interventi non approvati». Nel primo gruppo rientra la clausola che permette, in alcune circostanze particolari, di accedere al pensionamento con i requisiti attuali anche nel 2017, che per la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni potrebbe “rientrare”: «Entro pochi giorni dobbiamo presentare al ministero il numero degli interessati e una stima attuariale di quanto incidano sui conti - racconta - e visto che l’impatto secondo noi è relativo potrebbero approvarla o si potrebbe trovare una soluzione di compromesso».
I nuovi requisiti
Per accedere alla pensione di vecchiaia da quest’anno servono 66 anni agli uomini e 64 anni alle donne (invariati i 20 anni minimo di contributi). A regime, nel 2019, serviranno 66 anni e 7 mesi senza differenze di genere; il calcolo dell’età dovrà inoltre adeguarsi all’aspettativa di vita, come previsto per il sistema pubblico.
Per la pensione di anzianità saranno necessari almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi nel 2017, 39 nel 2018 e 40 a regime dal 2019. Anche in questo caso sarà necessario adeguare l’età anagrafica all’aspettativa di vita.
Clausole di salvaguardia
Le vecchie regole di accesso alla pensione di vecchiaia, e quindi almeno 20 anni di contributi versati e 65 anni di età per gli uomini e 62 anni per le donne saranno riconosciuti a chi li ha maturati entro il 31 dicembre 2016. Per la «vecchiaia con abbattimento» - dal 2,38 al 10% - l’accesso è possibile alle giornaliste nate entro il 1956 e che hanno almeno 20 anni di contributi.
Potrà accedere alla pensione di anzianità con le vecchie regole chi ha maturato entro il 2016 almeno 40 anni di contributi a prescindere dall’età; o anche 62 anni di età e almeno 35 anni di contribuzione; e infine “con abbattimento” - dal 4,65 al 20% - chi ha compiuto 57 anni e ha almeno 35 anni di versamenti contributivi.
Al perfezionamento dei requisiti possono venire in aiuto i versamenti fatti all’Inps e la domanda di pensionamento può essere presentata in qualsiasi momento. «Tutelato - assicurano dall’Inpgi - anche chi ha concluso l’iter per le dimissioni prima dell’approvazione della riforma».
Le misure in forse
e quelle bocciate
I ministeri chiedono chiarimenti su alcuni punti della riforma, che come accennato restano “congelati”, e cioè: la previsione che il tetto alla pensione contributiva con un rendimento al 2% non deve superare quella che si sarebbe ottenuta con il calcolo retributivo; il massimale previsto per i contributi figurativi; il sistema per calcolare l’ammontare del riscatto e l’applicazione delle clausole di salvaguardia che consentiva ai giornalisti di aziende in crisi e a quelli ammessi alla contribuzione volontaria di maturare i requisiti con le vecchie regole anche nel 2017.
I ministeri hanno invece bocciato l’adeguamento facoltativo dell’età pensionabile all’aspettativa di vita e l’applicazione delle vecchie norme sul cumulo - se più favorevoli - alle pensioni liquidate entro il 31 dicembre 2016.