La protesta in chat non giustifica la fine del franchising
di Marisa Marraffino
Creare un gruppo «WhatsApp» di protesta contro l’aumento delle royalty del franchisor non costituisce una violazione del contratto di franchising così grave da legittimare la cessazione immediata del rapporto. A stabilirlo è il Tribunale di Firenze che ha accolto il ricorso d’urgenza di un personal trainer contro il centro fitness che da un giorno all’altro gli aveva impedito l’ingresso in palestra a causa del comportamento scorretto tenuto in chat (ordinanza del 4 aprile 2017, giudice Guida).
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