Formazione ai disoccupati affidata anche alle imprese
Non solo centri per l’impiego per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Il reddito di cittadinanza “cambia pelle” e si affida al mix pubblico-privato. Accanto alle strutture pubbliche, un ruolo viene affidato anche ai privati: imprese e agenzie per il lavoro potranno erogare formazione ai disoccupati beneficiari del nuovo strumento che, passo dopo passo, nei piani del governo sembra connotarsi sempre più come misura di politica attiva piuttosto che di contrasto alla povertà.
Dopo le aperture della Lega, che tramite il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri, ha lanciato la proposta di destinare le risorse direttamente alle imprese per formare e aggiornare le competenze dei percettori del reddito di cittadinanza, ieri si è aggiunta la voce del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Che ha confermato la disponibilità ad affidare un ruolo ai privati. «Il coinvolgimento delle imprese nel reddito di cittadinanza è quello che abbiamo sempre detto - ha spiegato il ministro, rispondendo ad una domanda del Sole 24 Ore al termine del tavolo sulle Pmi al Mise-. Sia per la formazione, sia per chi assume dalla platea del reddito ci sono degli sgravi. Quando il tutor “navigator” orienterà il percettore del reddito verso la formazione, potrà farlo verso centro per l’impiego, l’agenzia per il lavoro, il sistema di formazione privato o pubblico o l’impresa». Di Maio ha aggiunto che «l’impresa prenderà il sussidio per cinque mesi se assumerà un uomo dal meccanismo del reddito di cittadinanza, che saliranno a sei mesi se è una donna, per incentivare l’occupazione femminile».
In attesa di conoscere l’articolato definitivo, il meccanismo del reddito è noto che interverrà ad integrazione fino a 780 euro al mese per un single. Confermata la soglia Isee a 9.360 euro. In caso il beneficiario sia proprietario di casa, va sottratta una quota di affitto imputato, pari a 280 euro. L’assegno cresce in base al numero di figli, ma l’importo aggiuntivo è ancora oggetto di valutazione. Confermati anche i sei paletti. La condizionalità, vale a dire l’immediata disponibilità a lavorare del beneficiario. Le otto ore di impieghi in servizi di pubblica utilità. La partecipazione obbligatoria a corsi di formazione. La sottoscrizione del patto di servizio, dove è contenuto il bilancio delle competenze, presso i centri per l’impiego. Il limite delle tre offerte congrue all’interno di distretti produttivi che non si potranno rifiutare. Il “tagliando”, vale a dire la verifica sul mantenimento dei requisiti, dopo 18 mesi di fruizione, per averne altri 18. Di Mao ieri ha indicato un ulteriore “paletto”. «Chi si dimette non prenderà il reddito - ha detto il ministro-. Su questo saremo rigorosi. Ci sono obblighi ben precisi che i percettori di reddito dovranno rispettare».
Per l’avvio del reddito di cittadinanza Di Maio ha confermato un timing piuttosto stretto: «Arriverà al massimo a fine marzo», mentre “quota 100” «partirà a fine febbraio o inizio marzo». Una tempistica che - come hanno ricordato le Regioni - appare troppo vicina, considerando lo stato disastrato in cui versa la gran parte dei centri per l’impiego. E vista l’inadeguatezza della dotazione informatica che interessa la metà dei centri per l’inpiego (il 72% al Sud e nelle Isole), con banche dati non in grado di dialogare tra loro, né con Inps, Agenzia delle Entrate e Camere di commercio. E alla luce di un numero di addetti insufficiente sul versante numerico (sono 8mila, a cui si aggiungeranno 4mila che però non è chiaro quando arriveranno), e qualitativo (hanno svolto in prevalenza attività amministrative e non sono stati formati per i nuovi compiti). Alla luce di queste carenze, il governo punta a giocare la carta del coinvolgimento dei privati.
Senza trascurare che il reddito di cittadinanza e “quota 100” sono oggetto della trattativa del governo Conte con l’Europa per evitare la procedura di infrazione. «I numeri precisi li stabiliranno il premier Conte e il ministro Tria nell’interlocuzione con l’Ue - ha spiegato lo stesso Di Maio -. Sicuramente, dalle relazioni tecniche emerge che le misure in questione costano 4 miliardi in meno di quanto previsto, per due ordini di ragioni: l’adesione della platea e la partenza tra febbraio e marzo, quindi spenderemo meno soldi e li recupereremo in investimenti o in altro genere di intervento per abbassare il deficit».