Previdenza

Pensioni, opzione donna aperta anche alle lavoratrici nate nel 1960

di Davide Colombo e Marco Rogari

L’uscita anticipata per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi, già ribattezzata “quota 95”, si allarga e imbarca anche le nate nel 1960. Questa è una delle ultime novità che scaturiscono dal lavoro di limatura finale del decreto che oggi, a meno di sorprese dell’ultima ora, verrà esaminato dal pre-consiglio dei ministri per poi essere varato entro la fine della settimana. Finora la bozza del Dl si limitava a garantire l’opzione solo per le nate del 1959 (1958 se autonome).

Nel corso delle ultime riunioni tecniche sarebbe arrivato un sostanziale via libera all’ipotesi di includere nella proroga di “Opzione donna” anche le lavoratrici che hanno compiuto 58 anni entro la fine del 2018 grazie alle risorse non utilizzate l’ultimo anno per finanziare questo canale di pensionamento. Vale ricordare che si tratta di un’anzianità penalizzata dal ricalcolo contributivo dell’intero montante, che determina quindi un abbattimento dell’assegno netto superiore al 20 per cento.

L’utilizzo dell’anno di nascita come requisito anagrafico serve per evitare di incorrere nel meccanismo dell’adeguamento alla speranza di vita, che resta in vigore per la vecchiaia. Il congelamento di questo stabilizzatore di spesa non vale più per gli anticipi, che salgono da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e un mese da quest’anno, in virtù della finestra trimestrale di decorrenza, e per i 41 anni per i “precoci”. Per “quota 100”, invece, l’adeguamento è confermato anche se, trattandosi di una misura sperimentale di durata triennale dovrebbe decadere al momento del prossimo adeguamento. Il contratto di governo prevede, come si ricorderà, il passaggio a “quota 41” dopo la sperimentazione, sempreché l’andamento della sperimentazione non riveli sorprese amare sul fronte della sostenibilità. Secondo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, l’anticipo con “quota 100” determinerebbe un alleggerimento della pensione fino al 16%: «Abbiamo fatto uno studio con l'Inps - ha spiegato ai microfono di Sky -. Su una busta paga media di pensione di 1500 euro, il non percepito per i minori anni contributivi è pari al 16% netto massimo, fino al 2% iniziale di un anno».

Ieri il vicepremier Luigi Di Maio, è tornato a parlare di pensioni di cittadinanza per assicurare che l’incremento dell’assegno fino a 780 euro per i 65enni in possesso degli stessi requisiti del Reddito di cittadinanza riguarderà 500mila soggetti. Una platea che vale considerare tenendo conto che attualmente sono oltre 2,8 milioni le pensioni in pagamento inferiori a 500 ero netti al mese. Per ottenere la pensione di cittadinanza la soglia di reddito familiare deve essere non superiore ai 7.650 euro, incrementata a 9.360 per chi vive in affitto. La pensione di cittadinanza ammonterà ad un massimo di 630 euro a cui aggiungere eventuali 150 euro al mese per l'affitto. Un’integrazione di 150 euro è prevista anche per il mutuo.

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