Contrattazione

Crescono solo i contratti a tempo determinato

di Giorgio Pogliotti

È un mercato del lavoro stagnante, quello fotografato ad ottobre dall’Istat: gli occupati non crescono rispetto a settembre, anzi si registra una diminuzione di 5mila unità, dovuta al calo dei contratti a tempo indeterminato (mille in meno) e ancor più degli indipendenti (-21mila), mentre a salire sono solo i contratti a tempo determinato (+17mila). La più penalizzata è la fascia media dei lavoratori, d’età compresa tra 35 e 49 anni, che registra una flessione congiunturale di 33mila occupati, flessione che diventa più marcata nel confronto con ottobre 2016 (-123mila).

Complice una congiuntura economica carica di incertezze, le imprese preferiscono optare per assunzioni temporanee, in attesa che il quadro si stabilizzi e che arrivino i nuovi incentivi della legge di Bilancio per le stabilizzazioni di giovani e per i disoccupati al Sud. In questa situazione il confronto con ottobre del 2016 resta positivo perché beneficia di quello slancio che si è affievolito mese dopo mese: gli occupati sono 246mila in più, grazie all’aumento di 347mila contratti a tempo determinato e di 39mila a tempo indeterminato, che hanno compensato il calo di 140mila indipendenti. La crescita maggiore interessa la fascia over 50 anni (+340mila), soprattutto a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile che li ha obbligati a restare al lavoro, ma è stata premiata anche la loro maggiore esperienza. Su questo risultato incide l’andamento demografico, perché - avverte l’Istat - al netto della componente demografica l’occupazione cresce in tutte le fasce d’età, in percentuali differenti.

Rispetto a settembre sono stabili sia il tasso di occupazione al 58,1% - l’occupazione maschile è al 67,3%, quella femminile al 49% ai minimi in Europa e ai massimi per la serie storica italiana -, che il tasso di disoccupazione all’11,1% (-4mila disoccupati). Rispetto ad un anno fa i disoccupati sono 140mila in meno. Per il tasso di senza lavoro l’Italia occupa il terzultimo posto tra i 28 paesi della Ue, dove la disoccupazione media ad ottobre è scesa al 7,4% (il dato più basso rilevato da Eurostat da novembre 2008), ma la distanza è grande anche rispetto alla media dell’area euro dove la disoccupazione è all’8,8% (ai livelli di gennaio 2009).

Resta l’emergenza disoccupazione giovanile che in Italia raggiunge il 34,7%, in flessione dello 0,7% su settembre, ma pur sempre pari al doppio del tasso medio dei 28 Paesi della Ue (dove è scesa al 16,5%) e dell’area euro (18,6%). Peggio di noi stanno solo la Grecia (40,2% ad agosto) e la Spagna (38,2%). Per gli inattivi, il tasso al 34,5% è stabile rispetto a settembre (crescono tra donne e giovani e over 50), mentre rispetto a ottobre 2016 se ne contano 183mila in meno.

Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è un «mercato stabile che conferma le tendenze al miglioramento nel medio-lungo periodo», il tasso di occupazione giovanile «si attesta al livello più basso da giugno 2012», ma «con gli incentivi della legge di bilancio verrà sostenuta questa tendenza sostenendo le assunzioni di giovani». Per Renato Brunetta (Fi) «la fake news odierna è che il mercato del lavoro italiano stia in buona salute».

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