Rapporti di lavoro

Il welfare agli sportelli di Ubi

di Cristina Casadei

Cosa resta nelle tasche del lavoratore di un premio di risultato o di produzione in denaro di mille euro dopo il “passaggio” del cuneo fiscale? Applicando un’aliquota Irpef esemplificativa pari al 38% 561 euro. Se invece il premio si trasforma in beni e servizi un premio di mille euro corrisponde a mille euro. Guardare al welfare ha vantaggi economici tanto per le imprese, quanto per i lavoratori perché consente di alleggerire il cuneo fiscale e di avere lavoratori più soddisfatti e imprese che a parità di costo hanno un ritorno più forte in termini di produttività e fidelizzazione. Tra il dire e il fare c’è però un divario da colmare, soprattutto per le piccole imprese.

A fare da apripista è Ubi banca dove in questi giorni è diventato operativo Ubi welfare una piattaforma che Letizia Moratti, presidente del consiglio di gestione, racconta come uno strumento «in grado di ripensare la sostenibilità in una chiave economica che coniughi profitto e utilità sociale». Numeri alla mano Moratti osserva che «le sfide demografiche e sociali non rendono più sostenibile l’attuale sistema economico». Quindi? Bisogna trasformare questa situazione in cui il welfare pubblico arretra e crea bisogni nelle persone in un’opportunità. «Siamo tutti chiamati a identificare nuovi modelli in questa direzione - spiega Moratti -. Con Ubi welfare la nostra banca ne propone uno particolarmente innovativo, in grado di offrire informazione e servizi in campo sociale, sanitario, di assistenza e cura alla persona e di educazione». Del resto questo è «un indirizzo promosso e incentivato dallo stesso legislatore», aggiunge Moratti. Da notare poi che pressoché tutta la contrattazione nazionale - dai chimici fino ai meccanici e ai tessili - e di secondo livello ha puntato sul welfare.

Con Ubi welfare, tra l’altro, si crea anche uno di quei nuovi mestieri a cui il credito guarda per arginare il tema degli esuberi. Rossella Leidi, chief wealth and welfare officer di Ubi spiega che «ci sarà una struttura di professionisti dedicati che collabora con le associazioni provinciali di Confindustria, con le associazioni di categoria, con il terzo settore per poter creare una sorta di ecosistema di servizi per persone, imprese e territorio». La logica è quella della rete, mentre la platea, almeno quella iniziale, è formata dalle 300mila imprese già clienti della banca che vanta un rapporto molto stretto con i territori. Nel nostro sistema si distingue tra il welfare aziendale che si occupa di chi lavora e il welfare pubblico che si occupa di tutti. In questa distinzione manca però un pezzo, mancano i territori, le comunità e questa iniziativa dà una risposta concreta ai nuovi bisogni delle persone e delle comunità locali.

La consulenza sul welfare che Ubi offrirà sarà a 360° dal primo contatto con l’impresa per individuare i bisogni fino ai servizi veri e propri. «Ci sarà la protezione sanitaria con una cassa creata ad hoc e una card che consentirà, tra l’altro, di gestire i servizi sanitari, ma anche la protezione previdenziale con i Fondi pensione aperti, oltre a una sezione rimborsuale dove potranno essere chiesti i rimborsi di spese per libri, rette scolastiche, vacanze studio e poi tutta la parte di servizi che possono riguardare viaggi e tempo libero - elenca Leidi -. Una volta avuto il premio il dipendente sceglierà come utilizzarlo, mentre l’azienda oltre che del servizio e della consulenza potrà usufruire di finanziamenti per diluire l’impatto del costo del premio nel tempo».

L’esempio

I vantaggi economici dei piani welfare

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