La tecnologia incrementa le sfide
Negli ultimi 40 anni le leggi sul lavoro sono state sempre ispirate da obiettivi “economici” e non hanno mai perseguito il fine di rimuovere gli ostacoli in direzione della uguaglianza sostanziale indicata dall’articolo 3 della Costituzione. Sono servite all’impresa privata per soddisfare le esigenze della concorrenza, e alla Pa per rispettare i vincoli di bilancio.
La flessibilità in uscita, senza favorire la flessibilità in entrata; il blocco delle assunzioni nel lavoro pubblico e la precarietà del lavoro a termine, reiterato per decenni nei principali settori della pubblica amministrazione, hanno chiuso in una strettoia asfittica il “lavoro”, che intanto si preparava a una sorta di mutazione genetica a causa del condizionamento della tecnologia.
Il tasso di povertà assoluta colpisce 1,8 milioni di famiglie con oltre 5 milioni di componenti; quello di povertà relativa 3,2 milioni di famiglie e 9,4 milioni di persone. Si aggiunga l’indice allarmante di povertà educativa, con oltre un milione di bambini e adolescenti esclusi dall’accesso a un paniere minimo di beni (Rapporto 2018 del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile).
La Strategia Europa 2020 indica obiettivi che sono rivolti alla crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, mentre due risoluzioni del Parlamento europeo sollecitano norme di diritto civile sulla robotica (febbraio 2017) e definiscono le linee per la lotta agli abusi del contratto a tempo determinato (maggio 2018). In definitiva, se non vogliamo un futuro popolato di “poveri e robot”, non resta che muoversi in quattro direzioni:
• politiche attive, dal reddito di cittadinanza al lavoro di cittadinanza;
• formazione e riqualificazione dei lavoratori, specie i più deboli e vulnerabili;
• riduzione del costo del lavoro, diversificando la tassazione (ad esempio, sul fatturato delle imprese piuttosto che sui salari);
• sostegno alle innovazioni tecnologiche per le Pmi e l’artigianato.
Senza dimenticare, infine, che le leggi devono dettare regole chiare e generali; e il processo del lavoro deve garantire celerità ed effettività delle tutele.