Partite Iva, Jobs act incompiuto
Se sarà “congelato”, modificato, o completato è ancora presto per dirlo. Fatto sta che il Jobs act per gli autonomi, dopo un anno, (la legge 81 è entrata in vigore il 14 giugno 2017), è una delle grandi incompiute che i Governi precedenti passano in eredità al nuovo Esecutivo.
Il Jobs act degli autonomi - con interventi mirati per una platea di oltre 5 milioni tra liberi professionisti, freelance e iscritti alla gestione separata dell'Inps - ha ancora numerosi tasselli da incastrare per completare il puzzle, con il risultato che le tutele per questa galassia di lavoratori restano a metà. Stanno infatti per finire in un nulla di fatto le quattro deleghe della legge che dovevano arricchire le garanzie per questa platea: la prima per rimettere alle professioni organizzate in ordini e collegi una serie di funzioni e di atti della pubblica amministrazione; la seconda per la protezione sociale dei professionisti; la terza per allargare il raggio d'azione delle prestazioni di maternità e malattia; la quarta, infine, per la semplificazione delle norme su salute e sicurezza.I decreti (a cura dei ministeri del Lavoro e della Funzione pubblica) si sono fermati alle prime bozze. Un lavoro interlocutorio che si è interrotto già qualche tempo prima delle elezioni.
Qualche chance in più di vedere la luce (semmai dovesse nascere il Governo Lega-M5S) ce l'ha invece un altro tassello mancante: il rafforzamento dei centri per l'impiego che è stato inserito tra gli obiettivi prioritari. I due miliardi ipotizzati per questa riforma dal contratto di governo potrebbero anche favorire l'apertura di sportelli dedicati al lavoro autonomo (come previsto dall'articolo 10 della legge 81), per raccogliere domande e offerte di lavoro e offrire informazioni per l'avvio dell'attività, l'accesso al credito, alle agevolazioni pubbliche nazionali e locali e agli appalti pubblici.
Si tratta di sportelli da avviare anche con convenzioni con gli ordini, rimasti finora lettera morta. Anche all’Anpal (agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro), chiamata a pubblicare l’elenco dei soggetti convenzionati, non se ne ha nessuna evidenza.
E un’ulteriore conferma arriva dal territorio: nulla di nuovo è ancora stato fatto. A Roma ad esempio esiste dal 2011 uno sportello dedicato all’autoimprenditorialità nel centro per l’impiego Portafuturo di Testaccio, che svolge anche funzioni di consulenza per i liberi professionisti, ma non è tagliato sul modello del Jobs act.
Dal Piemonte si segnala invece il servizio Mip-mettersi in proprio: la Regione con un investimento di 7,5 milioni ha realizzato nel 2017 una rete di 190 sportelli nei centri per l’impiego per gli aspiranti imprenditori (anche lavoratori autonomi) per realizzare la propria idea d’impresa.
In Campania gli sportelli dedicati agli autonomi stanno per partire: la giunta ha stanziato 16 milioni per rafforzare i centri per l’impiego, tra l’altro anche istituendo gli sportelli Ala (Autoimpiego e lavoro autonomo) che informeranno su tutte le misure di sostegno per start up e professionisti. La Regione ha già cominciato ad offrire tramite Garanzia Giovani 500 euro al mese per sei mesi per i tirocinanti negli studi professionali.
Il bilancio del primo anno di vita del Jobs act degli autonomi vede comunque all’attivo alcune misure subite applicative in diversi campi anche distanti tra loro: così ad esempio sul fronte fiscale è scattata la piena deducibilità delle spese sostenute dai professionisti per la formazione entro il tetto di 10mila euro l’anno. Mentre sul versante assistenziale la legge ha stabilizzato l’indennità di disoccupazione per i collaboratori coordinati e continuativi (Dis-coll) e la possibilità di sospendere il pagamento dei contributi in caso di lunghe malattie. Operative dal 14 giugno scorso anche le misure contro i ritardi di pagamento: l’invio del semplice “preavviso di parcella” è sufficiente per far scattare, dopo 30 giorni, il decorso automatico degli interessi di mora.
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