Previdenza

Una pagella per misurare le tutele del welfare

di Davide Colombo

Una “pagella del welfare” per misurare il livello di protezione che ogni lavoratore può raggiungere contro il rischio invecchiamento, salute e necessità di cura di lungo termine. È la proposta lanciata dall’Ordine degli attuari in occasione del 12° congresso nazionale, in corso a Roma.

L’idea, che dovrebbe concretizzarsi entro un paio di anni, è quella di mettere a punto una metodologia di calcolo capace di misurare, per ogni singolo lavoratore, il tasso di sostituzione della pensione di base e della pensione complementare (se ce l’ha) attribuendo un voto che parte dalla “sufficienza” (50-70% dell’ultimo stipendio), la “piena sufficienza”, tra il 70 e l’80%, e l’”ottimo”, sopra l’80%. Oltre a questa misura previdenziale, che intercetterebbe la posizione di tutti i lavoratori (oggi gli iscritti a una della 415 forme di previdenza complementare sono 6,2 milioni), verrebbe data una pagella anche ai livelli di copertura dei fondi sanitari (sono oltre 600 quelli attualmente in offerta), in una prospettiva di welfare allargato e integrato.

Nel caso della sanità l’insufficienza corrisponderebbe all’assenza totale di copertura integrativa, mentre la “quasi sufficienza” verrebbe riconosciuta alla semplice copertura di grandi eventi morbosi, ma solo per chi ancora lavora, più la copertura della non auto-sufficienza sia per i lavoratori sia per i pensionati. In quest’ultimo caso la copertura diventa “sufficiente” se le stesse coperture per grandi eventi morbosi sono estese anche ai pensionati, mentre si sale nella classifica con coperture maggiori che spazino dall’alta diagnostica alle visite specialistiche. Gli attuari sono i «valutatori dell’incertezza» ha affermato il presidente, Giampaolo Crenca, per sottolineare il ruolo di servizio pubblico che stime come quelle annunciate con la “pagella del welfare” possono offrire sia al decisore pubblico, sia ai lavoratori nelle scelte previdenziali da adottare.

L’idea di un benchmark di valutazione universale per tutti i lavoratori potrebbe stimolare anche il lato dell’offerta, magari per spingere verso una razionalizzazione del comparto e la definizione di prodotti complementari che integrino pensione, sanità e cure di lungo termine (Ltc). È una frontiera nuova, lungo la quale si muovono da qualche anno anche le autorità di Vigilanza (Covip e Ivass) che chiedono al legislatore una più completa regolamentazione sull’offerta delle assicurazioni sanitarie e per la cura di lungo termine.

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