Rapporti di lavoro

Professionisti, i redditi 2016 tornano a crescere

di Maria Carla De Cesari

«Occorre uno sforzo di inventiva e di sperimentazione per una nuova offerta di rappresentanza dedicata al mondo delle professioni. Non si può non partire dalla necessità di arrivare a una nuova regolazione dell’attività lavorativa, per valorizzare chi esercita la libera professione. Così come non si può ignorare la pressante domanda di welfare che viene dai professionisti».

Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, che riunisce le sigle sindacali dei professionisti, commenta il «Rapporto 2018» sul segmento dei servizi professionali, che sarà presentato oggi a Roma, in apertura del Congresso (auditorium Antonianum, viale Manzoni 1, dalle 8,45).

Quali sono le linee essenziali messe in luce dal Rapporto 2018?

I liberi professionisti, tra il 2008 e il 2017, rappresentano l’unica componente del mercato del lavoro che non soltanto ha tenuto ma che si è rafforzata nel corso della crisi. L’aumento è stato del 21%, contro un calo degli imprenditori del 3,1% e una diminuzione del 13% degli altri lavoratori indipendenti.

L’aumento può essere il segno che per molti la libera professione rappresenta una strada obbligata per le difficoltà del lavoro dipendente?

Naturalmente le dinamiche sono complesse e occorre interpretare i numeri con prudenza. Dal rapporto emerge che si rafforza la classe di età tra 45 e 54 anni e diminuisce la leva di quanti hanno tra 35 e 44 anni. Tuttavia, in nove anni la platea dei liberi professionisti si è rinnovata di oltre il 33 per cento.

E la cartina di tornasole dei redditi e di volumi d’affari?

Nel 2016 il reddito medio delle professioni ordinistiche, in base ai dati delle Casse professionali e alle statistiche Sose, che non rilevano i quanti sono ricompresi nei minimi e nei forfait, si attesta a 52mila euro, con variazione positive per tutti i gruppi professionali, tranne gli agronomi. Il volume d’affari, nel 2016, ha rappresentato il 12,4% del Pil, nel 2011 eravamo all’11,5 per cento.

La flat tax, in questo scenario, avrà un effetto positivo?

Mi sembra che sia premito il nanismo e si corra il rischio di favorire l’evasione per stare nei limiti dei 65mila euro. Tra l’altro, l’Iva potrebbe diventare una leva di dumping a favore di professionisti “flat” rispetto a professionisti soggetti al regime fiscale ordinario. In realtà, occorrerebbe estendere ai professionisti il regime delle start up e sciogliere i dubbi, previdenziali e fiscali, che frenano il ricorso alle società tra professionisti.

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