Previdenza

Fondi pensione troppo penalizzati dal fisco

di Marco lo Conte

«Un rilancio dei fondi pensione è indispensabile con l’introduzione di quota 100: le misure annunciate, che riformeranno l’assetto pensionistico, impongono un rafforzamento del secondo pilastro previdenziale, visto che già dal 2019 oltre 400mila lavoratori dovranno decidere se andare in pensione subito o attendere l’età indicata oggi per il pensionamento. Occorre mettere loro - e coloro che arriveranno dopo - nelle condizioni migliori per prendere la decisione giusta. Per questo serve un progetto straordinario di educazione previdenziale e di comunicazione istituzionale che coinvolga il governo, le istituzioni, le parti sociali e tutti i fondi pensione».

Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, l’associazione che riunisce 30 fondi pensione negoziali, ossia quasi 52 miliardi di patrimonio e circa 3 milioni di iscritti, illustra a «Il Sole 24 Ore» i temi dell’assemblea di oggi.

È accettabile che siano così pochi i lavoratori che possono contare su una protezione previdenziale sempre più indispensabile?

È paradossale che a un aumento del bisogno di copertura sociale corrisponda una riduzione delle risorse del welfare pubblico. Siamo in ritardo rispetto agli altri paesi Ocse: sono rimasti fuori dal sistema di secondo pilastro proprio i soggetti più deboli e con minori capacità di reddito; per non parlare di differenziazioni inaccettabili tra settori, aree geografiche, dimensioni di aziende in cui i lavoratori sono occupati, l’età, il genere, il livello di istruzione. Questo è preoccupante. C’è poi da sanare la disparità fiscale tra la posizione dei dipendenti del pubblico impiego e la generalità degli occupati.

Qual è la ricetta che indicate?

Occorre potenziare in varie forme il sistema della previdenza complementare, coinvolgendo i principali attori del sistema. L’alfabetizzazione previdenziale e finanziaria dei lavoratori è essenziale. Il nostro progetto prevede la creazione di una rete nei luoghi di lavoro e nel territorio, insieme a Caf e patronati, per rilanciare le adesioni e una contribuzione ai fondi coerente con le esigenze degli individui.

Un rilancio degli investimenti nell’economia potrebbe avere un ruolo in questa direzione?

Sì: abbiamo un progetto pilota coordinato tra otto fondi aderenti che punta a destinare fino a 500 milioni di euro per mettere in relazione l’obiettivo previdenziale con l’interesse generale del paese, secondo gli obiettivi del Piano industria 4.0. Noi siamo pronti ma non vogliamo essere penalizzati: gli altri fondi pensione europei non hanno prelievi fiscali sul rendimento annuo, come accade in Italia. La legge di bilancio propone di estendere la detassazione degli investimenti operati sull’economia reale fino all’8% del capitale, ma solo per le Casse di previdenza. È necessario estenderla anche ai fondi pensione.

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