Previdenza

In pensione prima: svantaggiati in attesa di istruzioni

di Fabio Venanzi

La non applicazione dell’adeguamento dei requisiti previdenziali alla speranza di vita dal 2019 per i lavoratori addetti a mansioni gravose non ha ancora trovato una soluzione. La legge di bilancio per il 2018, articolo 1, commi 147-148, ha introdotto una deroga al regime generale, consentendo per il biennio 2019/2020 il conseguimento della prestazione di vecchiaia o quella anticipata con gli stessi requisiti richiesti per il 2018, cioè rispettivamente 66 anni e 7 mesi di età e 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne).

In pratica sono esentati dall’adeguamento i lavoratori che svolgono, da almeno sette anni nei dieci precedenti il pensionamento, determinate attività (ad esempio conduttori di convogli ferroviari, operatori ecologici, insegnanti della scuola dell’infanzia, personale delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche ospedaliere su turni) oppure i lavori definiti usuranti (Dlgs 67/2011) e sono in possesso di una anzianità contributiva di almeno trent’anni.

Il decreto ministeriale 18 aprile 2018 ha definito le procedure di presentazione della domanda di pensione, che può avvenire esclusivamente in modalità telematica secondo un modello predisposto dall’Inps e approvato dal ministero del Lavoro. Tale domanda deve essere corredata da una dichiarazione del datore di lavoro, resa su apposito modulo, attestante i periodi di svolgimento delle mansioni, il contratto collettivo applicato, il livello di inquadramento, nonché il relativo codice professionale Istat.

Nonostante il decreto sia stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 12 giugno, a oggi l’Inps non ha fornito indicazioni in merito, lasciando i potenziali beneficiari in una situazione di totale incertezza sulla data di decorrenza del trattamento pensionistico nonché sulla data di cessazione del rapporto di lavoro. Anche i datori di lavoro, a fronte delle richieste dei dipendenti, non sanno se compilare il modulo AP116, già predisposto in occasione dell’Ape sociale e per i lavoratori precoci oppure attendere la pubblicazione di ulteriore modulistica.

Con la circolare 54/2016, l’Inps ha richiamato l’attenzione sull'importanza di presentare la domanda di pensione – per i dipendenti pubblici – sei mesi prima rispetto alla data di collocamento a riposo. In assenza delle dimissioni, è evidente che il diritto a riscuotere la pensione non sarà realizzato e, pertanto, tali lavoratori rischiano di accedere alla pensione con i requisiti adeguati alla speranza di vita.

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