Per Pilkington la rinascita passa dal forno float e da 10mila ore di formazione
È diventato il caso simbolo della reindustrializzazione (possibile) di Porto Marghera, ora che l’avviso pubblicato di febbraio 2018 ha permesso di raccogliere un buon numero di manifestazioni di interesse nel contesto dell’area di crisi complessa di Venezia. La crisi è durata cinque anni: per Pilkington – che produce vetro per l’edilizia – aveva pesato il calo della domanda legato alla congiuntura negativa, tanto che nel novembre 2012 era stato fermato l’altoforno del Veneziano con il rischio di una chiusura definitiva: allora c’erano 210 dipendenti diretti e circa 60 nell’indotto. Il 16 ottobre del 2017 il forno fusorio è tornato in funzione, secondo il piano presentato nel febbraio dello stesso anno al Mise, frutto della sinergia fra azienda, Regione Veneto, Comune di Venezia e organizzazioni sindacali: una situazione tanto favorevole da convincere NSG – la multinazionale di settore cui fa capo anche il sito di Porto Marghera – a tornare a investire e di conseguenza ad assumere. Che cosa è accaduto nel frattempo?
«Non abbiamo dovuto gestire un cambiamento produttivo, nel senso che la produzione è rimasta quella del vetro – spiega Alessandro Michetti, direttore generale –. Abbiamo però approfittato di questo periodo per una riqualificazione complessiva della forza lavoro – 130 persone rimaste dopo le uscite concordate - e di circa 70 nuovi ingressi». Sono quasi 10mila (per la precisione 9,926,5) le ore di formazione erogate, la maggior parte (2.448) destinate a 68 operai per lo sviluppo di competenze destinate a migliorare i processi produttivi e altre 960 per la riqualificazione delle competenze per l’utilizzo del forno float, «anche in mobilità interregionale – spiega Michetti – e cioè con attività sul campo nello stabilimento gemello e in attività di San Salvo, in Abruzzo. Non solo: 18 impiegati hanno seguito 648 ore mirate a migliorare le competenze sui mercati esteri, e per altri 21.756 ore a tema linguistico e comunicativo per migliorare l’inglese. La formazione dei tirocinanti si è basata su un corso professionalizzante per addetto alla lavorazione del vetro con formazione generale e specifica, e conduzione di carrelli elevatori».
Alla base di questa reindustrializzazione c’è il contratto di sviluppo chiesto dall’azienda nella prima metà del 2017, e firmato con il ministero dello Sviluppo economico e la Regione il 3 novembre dello stesso anno. L’accordo ha durata fino al 31 luglio 2021, e prevede un investimento aziendale complessivo pari a circa 30 milioni di euro, di cui 14 investiti in Veneto, con un primo impatto occupazionale di 57 addetti in più. La Regione ha dedicato a Pilkington un tavolo di crisi permanente per il monitoraggio periodico degli ammortizzatori sociali e la gestione non traumatica degli esuberi (gestiti con 40 fuoriuscite volontarie); poi, nella fase di rilancio, è seguita la definizione dell’accordo di programma per il riavvio della produzione e il percorso di adeguamento e riqualificazione della forza lavoro con politiche attive. Il caso Pilkington costituisce un precedente utile «ora che, con il riconoscimento dell’area di crisi complessa, su Porto Marghera si mobiliteranno sia risorse regionali che nazionali - spiega Mattia Losego, responsabile dell’Unità di crisi regionale -. Il Mise sostiene iniziative imprenditoriali in grado di contribuire al recupero e consolidamento di attività industriali esistenti e creare nuove opportunità di sviluppo. Un impegno finanziario da 20 milioni, per agevolare investimenti produttivi di dimensione superiore a 1,5 milioni di euro. La Regione mette sul piatto 6,7 milioni per la formazione, e una premialità – per piccole e medie imprese del manifatturiero e dei servizi alle imprese che partecipano a bandi a valere sui fondi Por Fesr 2014-2020». Mise e Regione valuteranno anche un sostegno a progettualità di rilevante dimensione (sopra i 20 milioni) e con «significativi impatti occupazionali»: una tipologia che rimanda immediatamente proprio al caso Pilkington «che – sottolinea Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro – ha visto l’utilizzo coordinato e al momento più opportuno di strumenti di sostegno al reddito, di politiche attive e di incentivi al rilancio industriale».