A Milano occupati in crescita del 5%
Migliora l’occupazione nella provincia di Milano, per quanto a trascinare il trend siano soprattutto i contratti a tempo determinato, e prevalentemente nei settori della grande distribuzione e del turismo.
Lo dicono i dati rielaborati dall’Osservatorio della Città metropolitana di Milano, in base ai quali emerge che l’occupazione milanese ha registrato una ripresa del 5% negli ultimi tre anni (valore doppio rispetto a quello regionale). Nell’ultimo biennio la disoccupazione è scesa dall’8,4 al 7,5% (e la cassa integrazione ha seguito tendenze analoghe).
Le assunzioni sono state tuttavia discontinue: nel 2014 c’è stato un aumento del 7,2%; nel 2015 addirittura del 13,5%, mentre nel 2016 si è registrato un piccolo calo, -1,4%. Se il paragone viene fatto con anni molto diversi, emerge che nel territorio milanese il dato è positivo anche nel 2016: +5,8% rispetto al 2008 e +20% rispetto al 2013. Quest’ultimo dato può essere già letto come una lenta ripresa, che troverebbe conferma anche nell’andamento dei primi 4 mesi del 2017, che superano del 5,5% i valori dello stesso periodo del 2016 (anno che probabilmente ha scontato l’esaurimento dell’effetto Expo e la saturazione degli avviamenti a tempo intedeterminato del 2015).
Anche nell’anno più duro della crisi, il 2013, sono state assunte più di 400mila persone per almeno una volta. L’Osservatorio della città metropolitana milanese indica vari fattori come trainanti della crescita: la ripresa economica, seppur contenuta; l’effetto trainante di Expo; le politiche di defiscalizzazione e altri provvedimenti come il Jobs Act o il decreto Poletti; i grandi investimenti nei servizi, tra cui quelli della Gdo, che stanno trasformando alcune aree della provincia. Per i giovani, in particolare, le opportunità sono offerte da commercio e strutture ricettive.
Da notare che nonostante la ripresa del mercato del lavoro, il peso della componente femminile ha registrato un calo costante (meno accentuata per quanto riguarda gli assunti), che si accompagna ad un aumento del lavoro flessibile. Queste tendenze sono legate alla perdita di peso di settori “femminili” come l’istruzione.