Ape sociale, raddoppia il bonus per le donne con figli
Dall’anno prossimo le lavoratrici con i requisiti per accedere all’Ape sociale potranno contare su un “bonus” di un anno per ogni figlio, per un massimo di due anni. Mentre le 15 categorie di lavoratori impegnati in attività gravose imbarcano anche i siderurgici di prima fusione (gli operai dell’Ilva, che sono più numerosi di quelli della sola seconda fusione).
Il confronto Governo-sindacati sulle pensioni si è chiuso ieri mattina su questi due “addendum” al documento che era stato presentato sabato scorso e che aveva incassato il via libera incondizionato della sola Cisl di Annamaria Furlan. Ieri s’è aggiunto il consenso anche della Uil di Carmelo Barbagallo, che ha dichiarato: «Abbiamo fatto il massimo possibile con le condizioni economiche date. Abbiamo aperto una breccia sulla rigidità della legge Fornero». La Cgil resta invece sulle sue posizioni e annuncia l’avvio di una mobilitazione che partirà sabato 2 dicembre con 5 manifestazioni territoriali, di cui una a Roma.
Con l’emendamento governativo che ora tradurrà in norme quanto previsto nel testo (non firmato) presentato ieri sostanzialmente si raddoppia lo sconto per l’Ape sociale delle lavoratrici madri, visto che la norma ora prevista in manovra prevede un bonus di sei mesi per figlio (sempre con un tetto a 24 mesi). Sul meccanismo di adeguamento automatico dei requisiti di pensionamento all’aspettativa di vita che scatterà nel 2019, invece, sono confermate le posizioni della vigilia: escluse le 15 categorie dei gravosi sia per il pensionamento di vecchiaia (resta a 66,7 anni) sia per l’anticipo (resta a 42 anni e 10 mesi per i maschi e 41 e 10 mesi per le femmine), in tutto sarebbero quasi 30mila lavoratori. Dal 2021 il meccanismo riparte con una stima dell’aspettativa di vita sul biennio di riferimento rispetto a quella del biennio precedente (non più sul triennio come ora) con due impegni: se l’aspettativa cala anche i requisiti si abbasseranno e in ogni caso gli aumenti futuri non potranno mai sfondare il tetto dei 90 giorni (nel 2019 si salirà invece di 5 mesi). Verranno poi attivate due commissioni per valutare l’aspettativa di vita in base alle mansioni svolte per una lettura separata della spesa pensionistica da quella assistenziale. Via libera, infine, all’armonizzazione del fisco sulle rendite della previdenza complementare dei dipendenti pubblici. L’insieme di queste nuove misure dovrebbe costare 300 milioni a regime, ovvero dopo i primi dieci anni.
Il testo presentato ieri prevede poi l’impegno a proseguire il confronto per garantire ai giovani trattamenti pensionistici più adeguati e per il rilancio della previdenza integrativa.
Il Governo conta di blindare il suo emendamento al Senato, atteso entro venerdì. E dal Pd, per bocca del ministro Maurizio Martina e del vicesegretario Lorenzo Guerini, è subito arrivata la condivisione alla linea scelta. La Cgil però non ci sta e ieri ha chiesto un incontro con i capigruppo di palazzo Madama per puntare al rinvio dell’aumento automatico dell’età pensionabile già previsto da alcuni emendamenti di MdP. Il testo del Governo potrebbe saldarsi con un ritocco del Pd che prevede l’immediata proroga dell’Ape social fino al 2019 con l’estensione a 15 categorie di gravosi.