Caccia agli attuari, i misuratori di rischi
Quota cento per la pensione anticipata per loro non ha segreti. Così come tutte le innumerevoli variabili che si presentano nel calcolo dei rischi, da quelle legate alla previdenza, appunto, all’evoluzione dei mercati assicurativi, finanziari e della pianificazione aziendale. A possedere queste competenze sono gli attuari: «Dove ci sono incertezze e se queste sono quantificabili e misurabili con strumenti della probabilità e della matematica - spiega il presidente del Consiglio nazionale Giampaolo Crenca - entriamo in gioco noi, in qualità di valutatori dei rischi».
La professione, regolamentata dal lontano 1942 è ancora poco diffusa - gli iscritti all’Albo in Italia sono 1.013 e in Europa hanno raggiunto le 23mila unità - ma è destinata a vivere una seconda giovinezza e a diventare uno sbocco interessante per gli under 35 che già oggi rappresentano il 26% del totale, con una larga partecipazione femminile, tanto che quattro attuari su dieci sono donna. E, come fa notare il secondo rapporto sulle professioni regolamentate curato dal Cresme per conto del Cup, il Comitato unitario delle professioni, questo tipo di attività è in costante e continuo sviluppo, tanto da essere considerata oggi una delle più richieste a livello internazionale. «Nonostante la difficile situazione economica - aggiunge Crenca - la domanda ha sempre superato l’offerta e nei prossimi tre-quattro anni i nostri iscritti dovrebbero arrivare a circa 1.200».
Le attività negli studi
A spiegare in che cosa consiste in concreto l’attività di attuario è Antonella Rocco, 40 anni, socia dello studio Orrù di Roma da quando ne aveva venticinque. «Lavoriamo prevalentemente con fondi pensione e casse pensionistiche. Li supportiamo - spiega - nella stesura del bilancio tecnico per valutare la loro stabilità finanziaria. Per farlo ci basiamo su previsioni su un arco temporale congruo per valutare se l’ente è in grado di far fronte all’impegno. Negli ultimi tempi guardiamo con interesse anche al settore sanitario».
Le opportunità aumentano e la professione, oggi ad alto contenuto di innovazione, si evolve. Ne sanno qualcosa allo studio Ottaviani di Milano, 4 soci e 8 dipendenti. «Mio bisnonno era attuario, come lo erano anche mio nonno e mio padre e anch’io ho deciso di intraprendere questa strada - dice Marcello Ottaviani, uno dei partner - ma nel corso degli anni l’attività è cambiata profondamente diventando un vero e proprio servizio di consulenza per compagnie assicurative, banche e società di revisione. E di pari passo ci siamo trasformati in una boutique attuariale». La mole di lavoro nel core business aumenta e si affacciano nuovi ambiti come la data science. «Proprio per stare al passo - spiega Ottaviani - abbiamo appena assunto una ragazza fresca di laurea e inseriremo un altro giovane entro gennaio».
Secondo le previsioni del Consiglio nazionale, nei prossimi anni continuerà la crescita assoluta e lo sviluppo in tutti i settori, ma cambieranno i pesi: quello delle assicurazioni resterà il primo settore di intervento degli attuari, ma scenderà dal 45 al 35 per cento. E guadagneranno terreno il welfare integrato e allargato, inclusi i fondi sanitari (dal 16 al 22%) e la valutazione dei rischi nel settore finanziario (dal 5 al 9%).
Non solo. «Sempre di più - aggiunge Crenca - gli attuari saranno chiamati a prestare la propria attività per le imprese non finanziarie nella valutazione dei rischi aziendali, come quelli operativi, ambientali e strategici, solo per fare alcuni esempi e a suggerire al management la scelta del modello più appropriato. Sarà sempre più centrale la figura dell’attuario-manager, sia come dipendente che come libero professionista».
Come si diventa attuari
Per diventare attuari occorre una laurea magistrale in finanza, in scienze statistiche o in scienze statistiche, attuariali e finanziarie. Il tirocinio per ora non è obbligatorio, ma occorre superare un esame di Stato che prevede anche una prova pratica. Sono previste due sessioni all’anno (tra giugno e luglio e tra novembre e dicembre) presso l’Università La Sapienza di Roma e l’ateneo di Trieste. Per poter essere iscritti nella sezione B dell’Albo, riservata agli attuari junior, basta invece la laurea triennale in statistica.