Circolare 24 Lavoro - Il diritto del lavoratore a svolgere altra attività lavorativa

La presente Circolare 24 Lavoro attiene alla vexata quaestio del c.d. cumulo di impieghi. Trattasi del controverso diritto del lavoratore subordinato a rendere una seconda attività, esigenza sempre più frequente attese le condizioni di precarietà in cui versano molti prestatori di lavoro, che necessitano di attingere a fonti secondarie di reddito per ottenere quel livello retributivo garantitoli dall'articolo 36 della Costituzione.
Attesa l'assenza di una disciplina organica della questione (quantomeno sino al 1°agosto 2022), il cumulo di impieghi è stato oggetto di molteplici pronunce della giurisprudenza, tanto di merito quanto di legittimità.
La prima limitazione, tesa alla tutela dell'integrità psico fisica del lavoratore, attiene precipuamente all'orario normale di lavoro; secondo l'orientamento predominante, allorquando il lavoratore svolga due attività lavorative non potrà comunque travalicare la durata media settimanale della prestazione, fissata dal legislatore in 48 ore settimanali.
Inoltre lo svolgimento di un'ulteriore attività lavorativa non deve avvenire in spregio del cosiddetto obbligo di fedeltà previsto dall'articolo 2105 del codice civile che si articola, a sua volta, in due distinti doveri: il dovere di segretezza e il divieto di concorrenza con l'imprenditore. E quale situazione può determinare una restrizione allo svolgimento di altre attività nel caso di conflitto di interessi?
Infine, nel lavoro pubblico sussiste da lungo tempo un principio di esclusività della prestazione che rinviene il suo fondamento costituzionale nell'articolo 98 della Costituzione e la sua ratio nel precedente articolo 97, cioè nella tutela dell'imparzialità, del buon andamento e della trasparenza della Pubblica Amministrazione.